Il Manifesto, 15 maggio 2008

Morti bianche
Monfalcone, la denuncia corre sul blog

Di Piero Babudro

«I vergognosi festeggiamenti per il centenario di Fincantieri coprono la realtà di oggi su Monfalcone e il suo territorio». Il debutto del blog https://moriredicantiere.wordpress.com, il primo interamente dedicato al dramma delle morti bianche nel cantiere navale isontino, è affidato a un incipit molto duro. Parole che nascono dal vivere in presa diretta il contrasto tra le fastose celebrazioni per i primi cento anni di Fincantieri e una realtà sociale che le cronache descrivono ben diversa. Centinaia di morti per amianto, incidenti sul lavoro a ripetizione, scatole cinesi di subappalti, camorra, legioni di lavoratori stranieri, diritti negati. Di fronte a questa realtà, alcuni cittadini hanno deciso di rompere il silenzio di mass media, sindacati e amministrazioni locali, e affidare alla platea di internet la loro denuncia. «Negli ultimi anni – ci ha detto Mauro Bussani, animatore principale del blog – la mitologia del cantiere quale luogo insostituibile di produzione economica ha annullato ogni tipo di confronto. I giornali locali non hanno nemmeno parlato della prima, storica condanna per omicidio emessa dal Tribunale di Gorizia in relazione a un decesso per amianto». Da qui la volontà di colmare questo vuoto e rispondere a «una stampa sempre più attenta a non dare fastidio». Il blog da subito viene pensato per avviare un dibattito altrimenti inesistente, sulla scorta di precedenti esperienze come il caso Aldrovandi o la video-inchiesta su Riccardo Rasman, giovane triestino morto nel 2006 durante una perquisizione e la cui vicenda è ora affidata a YouTube. Il progetto evidentemente è piaciuto. Attivo dal 5 maggio scorso, Morire di cantiere ha già raccolto l’adesione di circa una ventina di collaboratori e viaggia con una media di 150 visite al giorno. Per Monfalcone, meno di 30 mila anime, il dato ha già un che di rivoluzionario.

chip&salsa – pagina 12