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Il Piccolo, 30 agosto 2010
 
INIZIATIVA VOLUTA DAL COMUNE INCENTRATA SULLA MULTICULTURALITÀ 
GLI STRANIERI 
LE FINALITÀ 
Nei centri estivi a scuola di bengalese 
Lezioni di lingua e cultura tenute da esponenti della comunità asiatica
Esperienza-pilota che intende coniugare le esigenze d’integrazione tra le diverse etnie
Gli immigrati presenti in città sono quasi il 15% della popolazione residente

di LAURA BORSANI

Lezioni di lingua, tradizione e cultura bengalese al Centro estivo. L’integrazione cresce tra i bambini mettendo a frutto le vacanze, prima di tornare sui banchi di scuola. È l’iniziativa lanciata dal Comune, un Centro estivo bisettimanale, in avvio proprio oggi, dove si imparano anche le abitudini e le peculiarità delle comunità immigrate in città. Come quella asiatica, che a Monfalcone, con i suoi 1437 residenti, il 5,12%, è la più rappresentativa.
Scende in campo dunque una nuova proposta, nel segno della multiculturalità. È infatti il filo conduttore prescelto per questo Centro estivo, che sarà caratterizzato da momenti e attività riservati all’insegnamento e alla formazione incentrati sulla cultura e sulla lingua bengalese. Ci sarà spazio anche per apprendere elementi di lingua inglese.
Per il progetto è stata così coinvolta direttamente la comunità asiatica, al fine di mettere a disposizione alcuni connazionali per gestire lo scambio interculturale assieme ai bambini.
Rappresentanti della comunità immigrata con esperienza di insegnamento nel proprio Paese e dotati di una buona conoscenza della lingua italiana. Capaci di sapersi rapportare ai piccoli utenti, nelle formule più appropriate, ludiche e di facile apprendimento.
Momenti di gioco, attività ricreativa, ma anche dialogo e confronto. L’integrazione passa pertanto attraverso l’entusiasmo e la curiosità propri dei bambini.
L’iniziativa parte dunque oggi e si protrarrà per due settimane, fino al 10 settembre, a ridosso dell’avvio dell’anno scolastico. Si è registrato il tutto esaurito, avendo coperto la quarantina di posti programmati. Il Centro estivo, che sarà ospitato all’Area Verde (in caso di maltempo, l’attività verrà ospitata in una palestra della zona), è rivolto ai bambini delle scuole materne e delle elementari.
La frequenza è mattutina, fino alle 13. La partecipazione è gratuita, con il solo costo della merenda, 20 euro, a carico delle famiglie.
Le finalità sono molteplici. A partire dal fatto che il Centro estivo è stato organizzato in un periodo, fino all’avvio dell’attività scolastica, scoperto dalle iniziative offerte dai privati, che terminano con il mese di agosto.
Ma ciò che contraddistingue questa esperienza-pilota è proprio il tema scelto della multiculturalità, volendo coniugare le esigenze di integrazione in città da parte delle diverse comunità straniere, in particolare dunque quella bengalese che è la più numerosa.
L’esperimento esprime contestualmente un’altra valenza sociale, poichè vengono impiegate anche donne che, in questo periodo di crisi economica, hanno perso il lavoro o sono state poste in cassa integrazione.
«Si tratta di una delle azioni che abbiamo messo in campo nell’ambito delle Pari Opportunità e del ”Progetto Crisi”, attraverso fondi regionali, di supporto alle donne rimaste fuori dall’attività produttiva – spiega infatti l’assessore Morsolin -. La gestione del Centro estivo è stata affidata all’associazione ”Fantasticamente”, che cura anche i pomeriggi del sabato in Biblioteca dedicati ai ragazzi. L’associazione coinvolge per queste attività proprio le donne rimaste senza lavoro o in cassa integrazione. Il personale viene comunque selezionato in base ai requisiti richiesti, in questo caso specifici per il Centro estivo».
L’assessore quindi pone l’accento sul tema della multiculturalità dell’iniziativa: «Abbiamo scelto questa impostazione – sottolinea Cristiana Morsolin – per favorire l’integrazione sociale tra i bambini, offrendo ulteriori occasioni di scambio e di dialogo. I momenti di insegnamento, chiaramente, sono stati formulati in modo appropriato, tenendo altresì conto del clima vacanziero proprio di un Centro estivo. Si tratta di un’esperienza adeguata all’età dei piccoli utenti».

Il Piccolo, 01 settembre 2010
 
Centro estivo alla bengalese, «provocazione insensata» 
Bucarella (Incontri bisiachi): «Questa non è integrazione». I genitori approvano l’iniziativa

di STEFANO BIZZI

Gheddafi auspica un’Europa islamizzata? Venga a Monfalcone e vedrà che resterà soddisfatto nello scoprire che qualcuno ci sta già pensando.
Lo dimostrano le polemiche sul centro estivo multiculturale partito lunedì e organizzato dal Comune all’Area verde di via Valentinis. Oltre che dal centrodestra, all’assessore ai Servizi sociali Cristiana Morsolin le frecciate sono arrivate anche dalla collega di giunta Paola Benes. Il fuoco amico dell’assessore alla Cultura (servizio a parte) sull’integrazione a rovescio, non sembra essere però condiviso dalle famiglie che hanno deciso di isicrivere i propri bambini all’iniziativa. Non è condiviso anche perché il programma non è concentrato sulla sola diffusione della cultura bengalese.
Il percorso studiato dagli uffici Pari opportunità pervede appuntamenti dedicati all’Africa (come quello di ieri dove i bambini hanno ballato la ”waka-waka”) alle popolazioni native americane, alla Cina e all’Australia. A rendere forse particolare l’appuntamento con la cultura bengalese è il fatto che a presentarla saranno i rappresentanti di quella stessa cultura e non dei mediatori italiani.
«Per me non è un problema se si fa interculturalità anche in bengalese – osservava ieri mattina una madre al termine della giornata di giochi -. Non sento minacciata l’identità di mio figlio che può imparare qualcosa di nuovo. È più importante che siano loro a imparare la nostra cultura. Vedo soprattutto a scuola che hanno difficoltà a comunicare con noi. In particolare le donne». «Penso che imparare un diverso modo di comunicare sia fondamentale per capire gli altri – aggiunge un’altra madre -. Quando ho iscritto mio figlio sapevo che si sarebbe fatto uso di più lingue e credo che sia un’occasione da non perdere perché aiuta a capire che ci sono vari modi per esprimere gli stessi concetti. Crea momenti di incontro effettivo». «L’importante è che i bambini stiano bene tra loro», aggiunge una baby-sitter.
«Se vado in un paese devo impararne la lingua e rispettare le regole, questo è poco ma sicuro» è questa la posizione più critica espressa da un genitore che però poi aggiunge: «Anche se non sapevo che il centro estivo fosse incentrato sulla multiculturalità, non cambia niente. Come possono imparare qualche parola d’inglese, i bambini possono impararne anche qualcuna in bangla». «Il problema è tutto degli adulti», taglia corto un’altra mamma invitando a superare i pregiudizi.
Interpellato sulla questione, Aldo Bucarella, responsabile del Gruppo incontri bisiachi, getta acqua sul fuoco: «L’unica cosa che si può dire è che si tratta di provocazioni insensate. Sono provocazioni di questo genere che negli ultimi anni hanno fatto diventare i monfalconesi razzisti. Per loro natura non lo sono mai stati. Anzi, hanno fatto dell’accoglienza un punto di forza».

Il Piccolo, 29 agosto 2010
 
Nucleare a Monfalcone, a scegliere sarà il Comune
Rivoluzione della Sogin: nessuna imposizione arriverà dall’alto

Deposito nucleare a Monfalcone? Ipotesi ancora aperta, ma prospettiva che cambia. Entro un mese la Sogin (la società dei rifiuti atomici creata dalla liberalizzazione elettrica che riunisce soprattutto le competenze di Enel e Enea) dovrebbe consegnare la mappa dei luoghi potenzialmente idonei a ospitare il parco tecnologico con deposito atomico. Monfalcone è tra le località papabili, ma c’è una novità. Per risolvere alla radice il problema delle proteste che paralizzerebbero ogni progetto, la scelta non dovrebbe più venire dall’alto. Anziché imporre un impianto ai cittadini, la Sogin cercherà di sollecitare la sua richiesta proprio da parte di chi non lo vuole. È una vera e propria rivoluzione copernicana.
Come avverrà tutto ciò? Secondo quanto pubblicato nei giorni scorsi dal quotidiano economico Il Sole 24 Ore, una volta individuati i Comuni potenzialmente idonei ad ospitare il polo tecnologico e scientifico con annesso deposito per le centrali nucleari e per la raccolta dei materiali radioattivi, la Sogin emanerà un bando di gara nel quale, tra le altre cose, saranno previsti sussidi e compensazioni per tutti quei Comuni che si dichiareranno interessati all’insediamento. La scelta dei luoghi verrà quindi solo successivamente e qui si arriva addirittura al paradosso. Una volta che i Comuni si saranno candidati ci sarà addirittura la possibilità che dopo la scrematura non vengano scelti.
Il sottosegretario allo Sviluppo economico Stefano Saglia sostiene che per il momento non esiste alcuna mappa, che ci sono solo indicazioni di massima legate al fatto che servono grandi masse d’acqua fresca in prossimità di potenti linee di alta tensione. In questo senso Monfalcone è uno dei siti papabili, ma a questo punto, spetterà all’amministrazione proporsi: a questo punto la domanda è meglio intascare un bel po’ di fondi o rischiare di bruciarsi agli occhi dell’opinione pubblica? (s.b.)

Il Piccolo, 30 agosto 2010
 
INTERVENTO DEL CONSIGLIERE COMUNALE ZOTTI (PRC) 
«Nessun incentivo giustifica il nucleare»

«Nessun beneficio o incentivo può giustificare il nucleare a Monfalcone». A dirlo è il consigliere comunale di Rifondazione comunista Emiliano Zotti che ieri è intervenuto sulla ”rivoluzione copernicana” messa a punto dalla Sogin per la scelta dei siti dove potenzialmente insediare attività legate al nucleare.
«La Società di gestione impianti nucleari – scrive Zotti – conferma che il monfalconese è un potenziale sito per la realizzazione di una centrale nucleare, con buona pace di tutti quelli che lo negavano».
«Il governo – prsegue l’esponente di Rc -, in evidente crisi di popolarità, vorrebbe, però, che siano i comuni a chiedere che tali centrali siano costruite sui propri territori. Per quanto mi riguarda, fino a quando governeremo questa città, nessuna richiesta di ospitare una centrale nucleare a Monfalcone verrà mai inoltrata. La contrarietà alla realizzazione di una centrale nucleare sul nostro territorio è un punto programmatico irrinunciabile. Non ritengo esista nessun beneficio o incentivo che possa giustificare una svendita, morale e materiale, di questo tipo».
«Mi auguro – conclude Zotti – che tale atteggiamento si ripeta in tutti i territori soggetti a questo ricatto, perché penso che il nucleare sia una scelta sbagliata indipendentemente da dove si intenda realizzarla. Ritengo altresì ipocrita l’atteggiamento di quelle forze politiche che si dichiarano contrarie alle centrali nucleari se realizzate qui, ma favorevoli se costruite altrove».

Il Piccolo, 22 ottobre 2010 
 
Nucleare, Monfalcone nella mappa dei Verdi 
Ma non è tra le località in cima alla lista per ospitare la centrale

Monfalcone rientra tra le eree adatte ad ospitare un reattore nucleare, ma non sembra essere tra le prime scelte del governo. Questo è quanto sostengono i Verdi. Mercoledì ad Anguillara l’Enea ha riacceso il nocciolo del reattore nucleare Triga e secondo la mappa realizzata dagli ambientalisti, in pole-position per ospitare il primo nuovo reattore d’Italia ci sarebbe Montalto di Castro nel Lazio. Per gli altri tre impianti che il governo ha in mente di realizzare ci sarebbero Caorso in Emilia Romagna, Chioggia in Veneto e una tra Oristano in Sardegna e Nardò in Puglia. Anche se non compare tra le prime scelte, Monfalcone rimane nella lista. Nella mappa dei Verdi si trova in compagnia di Fossano e Trino in Piemonte, Scarlino in Toscana, San Benedetto del Tronto nelle Marche, Latina nel Lazio, Termoli in Molise, Mola di Bari e Manduria in Puglia e Palma in Sicilia.
Se per i siti delle centrali le località sono state individuate nella mappa dei Verdi, il rilancio del nucleare passa comunque attraverso l’Agenzia per la sicurezza nucleare che dovrà intanto vagliare, sulla scorta della Valutazione ambientale strategica, l’elenco delle 52 località che la Sogin ha individuato come ipotetiche sedi del deposito delle scorie radioattive. Nel dettaglio, la situazione prevede che i depositi di scorie o Parchi tecnologici con aree di scienza e ricerca potrebbero essere realizzati nel Viterbese, nella Maremma, al confine tra Puglia e Basilicata, tra Puglia e Molise, sulle colline emiliane, nel Piacentino o nel Monferrato. Sarebbero invece escluse Sicilia e Sardegna, le località di alta montagna, le zone troppo abitate, i terreni con rischio sismico rilevante e i luoghi soggetti a frane o allagamenti. Come era già stato rilevato anche negli scorsi mesi la comunità che accetterà di ospitare le scorie verrà ricompensata con quelli che sono definiti ”forti incentivi economici”. I criteri per la realizzazione del deposito non possono in ogni caso prescindere da acune caratteristiche. Su tutte verranno prese in esame la stabilità del suolo, la non sismicità e la bassa densità di popolazione. Per individuare le aree i tecnici si sono basati su un costrutto definito ”strati a Gis”’ dove sono stati incrociate, sovrapponendole, le mappe dei diversi criteri. Alla fine sono state prese in considerazione come idonee le aree dove rimenevano dei ”buchi”. In ogni caso, allo stato attuale si sta valutando l’ipotesi per individuare il sito superficiale che dovrà ospitare le scorie ”a bassa e media radioattività” (pari al 95% del totale) e ”temporaneamente anche quelle ad alta intensità”. Queste ultime dovranno poi andare a finire in un deposito geologico, di cui ancora non si parla. (s.b.)

Il Piccolo, 29 agosto 2010
 
L’ASSESSORE ALL’AMBIENTE DI STARANZANO: A RISCHIO ANCHE IL CENTRO RECUPERO FAUNA SELVATICA 
Riserva dell’Isonzo, saltano tutti i progetti 
Nonostante la riduzione dei tagli della Regione saranno garantiti solo i servizi essenziali

STARANZANO La Regione conferma il taglio del 40% dei contributi rispetto allo scorso anno per la Riserva naturale regionale della Foce dell’Isonzo. E il Comune elimina alcune prestazioni già programmate. In termini di disponibilità finanziaria significa che se prima c’erano 200 mila euro per la gestione della Riserva, quest’anno ne dovrebbero arrivare 120 mila. Se fosse andato in porto il taglio del 70% come in origine preventivato dalla Regione, Staranzano, capofila dei quattro Comuni dell’Ente Gestore (gli altri sono San Canzian, Grado e Fiumicello), avrebbe rinunciato alla gestione. «A questo punto – afferma l’assessore all’Ambiente di Staranzano, Matteo Negrari – potremo garantire solo i servizi essenziali per il normale svolgimento delle attività quotidiane, ma sospenderemo tutti gli interventi straordinari e i nuovi progetti. E’ a rischio, dunque, il funzionamento del nuovo Centro di recupero della fauna selvatica nella Riserva aperto già lo scorso anno. Per altri impegni dovremo ancora valutare il quadro economico non appena la Regione ci comunicherà l’esatto importo di cui potremo disporre».
Per effetto di questi tagli, dunque, al momento sono assicurati solo i servizi di ingresso, del bar, del centro visite e dell’accoglienza dei visitatori. Un quadro completo si avrà solo nei prossimi giorni. «Dovremmo, comunque, ritenerci soddisfatti perché per fortuna la situazione non è tragica come si era prospettata – spiega l’assessore Negrari – ma tuttavia i soldi non sono sufficienti a risolvere i nostri problemi. Evidentemente la Regione non ha compreso l’importanza di questo punto di riferimento dell’ambiente naturalistico all’avanguardia in Friuli Venezia Giulia, una Riserva molto conosciuta all’estero considerata un polo scientifico naturalistico».
Per recuperare qualche risorsa, secondo Negrari, occorrerà puntare sull’autofinanziamento e promuovere alcune iniziative come la creazione di gadget, e puntare su marketing e sviluppo turistico sia in campo nazionale sia all’estero. Occorre inoltre potenziare l’accesso in tutte le stagioni alla foresteria, che fino a oggi è stato uno dei punti di riferimento dei servizi dell’Isola della Cona». La Riserva che ospita infatti anche la Stazione biologica Isola della Cona oggi è un centro di attenzione di turismo-naturalistico a livello nazionale e internazionale.
Ciro Vitiello

Il Piccolo, 27 agosto 2010 
 
Maxi-festa, poi l’Hippodrome andrà giù 
Il rudere della storica discoteca potrebbe essere abbattuta entro l’anno

Il rudere della discoteca Hippodrome sarà abbattuto entro l’anno ma prima, a dieci anni circa dalla chiusura, lo storico locale caro a tanti giovani monfalconesi, e non, rivivrà  con una festa di una sera nell’area verde di via Valentinis.
L’Hippodrome Day, così si chiamerà la festa in programma il 4 settembre, dalle 18 alle prime ore del mattino (la chiusura è prevista alle 2), potrebbe quindi rappresentare l’ultimo atto di una presenza della discoteca in città che, da un decennio, è ridotta a un ricettacolo di topi e immondizie, oltre che rifugio occasionale di sbandati. Ad animare la festa saranno la disco music degli ultimi tre decenni e soprattutto i protagonisti delle serate e delle domeniche pomeriggio nel grande locale di via Boito, ora in preda al degrado. La serata vedrà la partecipazione tra gli altri di Stefy De Cicco, Ricky Tamburo, Pappo e Carlo Oliva. A proporre l’appuntamento è l’Associazione Giovani Valori di Bassano del Grappa, stando alla delibera della giunta comunale di concessione dell’uso gratuito dell’area. La giunta comunale ha comunque deciso di sostenere l’iniziativa rivolta ai giovani perchè, stando all’associazione Giovani Valori, ha come obiettivo l’educazione alla musica e attività di sensibilizzazione contro i fenomeni di bullismo giovanile, assunzione di alcol e stupefacenti, anche mediante la distribuzione di materiale informativo e educativo. Emblematico a questo riguardo lo svolgimento nell’area verde di via Valentinis nella quale da mesi ormai si verificano episodi di bullismo che hanno costretto l’attuale gestore di rinunciare a proseguire la sua attività. Chi volesse partecipare alla serata dedicata all’Hippodrome trova comunque già i biglietti in prevendita anche nel bar della stessa area verde di via Valentinis (costo 10 euro più un euro di prevendita).

Il Piccolo, 28 agosto 2010
 
INAUGURATO NEL 1984, CHIUSE I BATTENTI NEL 2000. POI UN DECENNIO DI DEGRADO 
Dopo 26 anni scompare il ”Valentini’s” 
Al posto della storica discoteca dovrebbe sorgere un centro commerciale legato al tempo libero

 
di FABIO MALACREA

Sparirà l’ex discoteca di via Boito a Monfalcone e al suo posto arriverà un piccolo centro commerciale. Chiusa dal 2000, quando si chiamava ”Before”, per anni famosa come ”Hippodrome”, nata nel 1984 come ”Valentini’s Center” (Valentini’s con l’apostrofo, non come la nobile famiglia monfalconese da cui ha preso il nome) al termine di un dibattito serrato che vide addirittura spaccarsi la maggioranza di centrosinistra, con i democristiani Rebulla e Porciani protagonisti di una crociata per i rischi che avrebbe corso la gioventù monfalconese, la discoteca è stata per 16 anni un riferimento per i ragazzi della regione e negli ultimi 10 un rudere di cui disfarsi. Con il suo abbattimento, previsto per la fine dell’anno, si chiuderà un capitolo della storia recente di Monfalcone. Meta di intere generazioni di ragazzi del posto, ma anche di Trieste e Gorizia, la discoteca fu inaugurata da Serena Grandi, bomba sexy dell’epoca, e chiusa 16 anni dopo con il primo mito dei reality, Pietro Taricone: proprio lui, Pietro ’o guerriero, scomparso tragicamente due mesi fa dopo essere caduto con il paracadute. Sedici anni di successi, declini, rinascite, comunque un punto di riferimento per migliaia di teen-ager. Ma da un decennio la discoteca di via Boito è nota soprattutto per il degrado che la circonda. Abbandonata, i muri in disfacimento: dentro ci è finito di tutto, rifiuti, topi. È stata utilizzata anche da tossicodipendenti e senzatetto.
Clamoroso quanto, alcuni mesi fa, vi scoprirono i vigili dopo un blitz ispirato proprio dal ”Piccolo”: nove slovacchi l’avevano scelta come residenza. Un bubbone, una palla al piede del Comune, costretto a emettere continue ordinanze per imporre all’ultima proprietà dell’area, la Ducale Srl di Mantova, di mettere in sicurezza il rudere e ripulire la zona.
Tre anni fa il Consiglio aveva dato il via libera al risanamento dell’area pesantemente degradata. Lo aveva fatto approvando a maggioranza il piano particolareggiato di iniziativa privata presentato dalla Ducale. Sembrava che tutto dovesse risolversi nel giro di alcuni mesi. Ma la situazione si è subito arenata. La crisi ha avuto il suo peso. Tre mesi fa le trattative tra Comune e Ducale sono riprese. La società si è detta disposta a ridimensionare i precedenti progetti di sviluppo, già approvati dall’ente locale, e a insediare in quel sito un’unità commerciale non alimentare. È stato avviato l’iter per andare a una variazione al piano di settore del Commercio e a una variante al Piano regolatore comunale. Spetterà alla Ducale ora presentare un nuovo progetto. E se tutto dovesse procedere senza intoppi, già a fine anno, o al massimo a gennaio, il sipario sull’ex discoteca potrebbe dunque calare. L’area è a destinazione commerciale e quindi probabilmente l’”Hippodrome” si trasformerà in un market compatibile con il tessuto commerciale locale. È probabile un grande magazzino rivolto alla vendita di oggettistica legata alle attività per il tempo libero.
L’ente locale, dal canto suo, sta avviando le verifiche necessarie ad avviare le varianti. Dopo anni di gloria seguiti ad altri di abbandono, dunque, sembra che questa volta la sorte sia davvero segnata per la discoteca. Addio ”Valentini’s Center”.

Il Piccolo, 24 agosto 2010
 
INFORTUNIO ALLA MARICOLTURA DI VIA TIMAVO 
Vola da un piattoforma di 3 metri
Grave operaio alla Valle Ca’ Zuliani

Stava pulendo con una sostanza a base di cloro l’impianto di filtraggio dell’acqua alla maricoltura Valle Ca’ Zuliani di via Timavo. Nel compiere l’operazione, Ares Artico Corazza, 23 anni, monfalconese (abita in via Capitello del Cristo) e dipendente dell’azienda, ha inalato vapori della sostanza che gli hanno fatto perdere parzialmente i sensi. Il giovane, che stava lavorando su una piattaforma a un’altezza di circa tre metri, non è riuscito a mantenere l’equilibro ed è precipitato, senza poter nemmeno controllare la caduta, battendo la testa. Immediatamente è stato soccorso dai compagni di lavoro che hanno chiesto l’intervento del 118. Sul posto, nel giro di pochi minuti è giunta l’equipe di soccorso avanzato del San Polo che ha stabilizzato il giovane, trasferendolo poi in ambulanza all’ospedale dove era già pronto in attesa l’elicottero dell’Elisoccorso.
Per ragioni prudenziali, Ares Artico Corazza è stato successivamente trasferito in Rianimazione all’ospedale triestino di Cattinara. Una misura dettata più dalle circostanze dell’infortunio che dalle conseguenze apparenti.
Il trauma cranico subito dal giovane dipendente della maricoltura non lascerebbe infatti ipotizzare complicazioni, almeno per il momento. Artico è grave ma non correrebbe pericolo di vita.
L’impianto di maricoltura Ca’ Zuliani, che opera nel canale Est-Ovest, è uno dei più importanti della zona. Già nell’aprile del 2008 un operaio triestino che abitava a Duino, il 32enne Davide Zugna, era morto per un malore alla fine del suo turno di lavoro.
Drammatiche le circostanze dell’episodio, visto che il corpo senza vita dell’operaio era stato rinvenuto da un collega di lavoro verso le 23 all’interno di un magazzino.
Fabio Malacrea

Il Piccolo, 25 agosto 2010
 
Dimesso l’operaio caduto alla Ca’ Zuliani

È stato dimesso dall’ospedale triestiono di Cattinara Ares Artico Corazza, l’operaio di 23 anni caduto lunedì da un’altezza di circa 3 metri a Monfalcone nello stabilimento Valle Ca’ Zulianì di via Timavo, una società di maricoltura e produzione pesce con sedi in Italia e all’estero. Il giovane era precipitato da una piattaforma mentre stava effettuando la pulizia dell’impianto di filtraggio dell’acqua e ha battuto la testa. Sarebbero stati gli effluvi di un composto a base di cloro che l’operaio stava usando per effettuare la pulizia a fargli perdere l’equilibrio. Immediatamente soccorso dai compagni di lavoro, il giovane era stato quindi assistito dagli operatori del 118 e trasportato con l’elisoccorso al San Polo di Monfalcone e poi a Trieste, nell’ospedale di Cattinara. Per fortuna le sue condzioni, che in un primo tempo erano apparse preoccupanti, si sono rivelate meno gravi al punto che dopo le cure del caso il giovane è stato dimesso. Sul posto per i rilievi i carabinieri e personale dell’Azienda sanitaria.

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