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Il Piccolo, 12 dicembre 2010 
 
IL CLIMA POLITICO SI ACCENDE ANCHE TRA I NUMEROSI BANCHETTI DEI PARTITI IN CENTRO 
Battibecchi in piazza. E sui leghisti piovono uova 
Intervenuta la polizia. Scambi di accuse tra Carroccio, studenti e no-global

Gli esponenti della Lega Nord lo hanno definito un «attacco a sfondo politico»: prima gli insulti e il dileggio, poi il lancio di uova, in piazza della Repubblica, mentre ancora era in allestimento il gazebo. I giovani dell’Unione degli studenti Fvg e di ”Spazi sociali Venezia Giulia”, hanno ribattuto: ci siamo limitati ad esprimere il netto dissenso nei confronti della politica portata avanti dal Carroccio, partito al Governo. In mezzo la polizia che, intervenuta ieri pomeriggio, ha mediato lo ”scontro” invitando i ragazzi ad allontanarsi. Animi accesi in questo rigido clima natalizio gravido di questioni sociali e battaglie politiche, materializzatesi in centro da fronti diversi. La Lega che, a suon di volantini, dice «stop all’integrazione alla rovescia», dà la «sveglia» a bisiachi e monfalconesi e dice ai giovani: «Non farti fregare, sei a casa tua». È sempre la Lega che con una mozione-ciclostilata «respinge i rifiuti dalla Campania». Dall’altra, si leva la voce degli studenti contro i tagli «indiscriminati» e «irrazionali» della riforma, passando per i finanziamenti alle scuole private, tirando un bilancio, recita un volantino, da «museo degli orrori».
Slogan e grida di protesta incrociati. Banchetti e manifestazioni concentratisi in centro, a rieccheggiare messaggi da fronti opposti. Finchè, verso le 17, si è accesa la scintilla. I leghisti ed il Movimento giovani padani, reduci da un incontro nella sede di via della Resistenza, con l’europarlamentare, onorevole Lorenzo Fontana, l’hanno scandito: «Stavamo allestendo il gazebo in piazza – hanno raccontato -, quando si sono avvicinati una quindicina di giovani. Hanno iniziato a cantare ”Bella Ciao”, quindi, sono passati agli insulti. Fino al lancio di uova, che ha colpito una nostra iscritta e un altro ragazzo». Tanto che l’europarlamentare Lorenzo Fontana ha osservato: «È curioso che questi giovani si definiscano antirazzisti, ma poi non permettono ad un partito come la Lega, rappresentato nelle istituzioni, di esprimere le proprie idee. Dimostra che sono i primi a non rispettare la democrazia». Walter Sepuca ha parlato di un’«aggressione squisitamente politica, che sa di programmato». Dall’Unione studenti, ormai riuniti davanti al Duomo, sono partiti i rimandi. «Non abbiamo aggredito nessuno – hanno tuonato -, ci siamo limitati ad esprimere il nostro dissenso». «È scandaloso – ha rincarato Stefano ”Cicciuzzo” Micheluz di ”Spazi sociali Venezia Giulia” – che la Lega porti avanti idee che fomentano il razzismo». «I disoccupati – ha aggiunto Marta Iernetti – li creano i padroni, non gli immigrati». Sul tappeto questioni come il nucleare e la ”vertenza Gelmini”: «Frequento l’Itis D’Annunzio di Gorizia – ha spiegato una studentessa -: dopo 30 anni, rischia lo smembramento. Questi sono i problemi che vanno risolti».

Il Piccolo, 27 novembre 2010 
 
SCUOLA. ALL’EINAUDI-MARCONI 
Badge e registro elettronico contestati dagli studenti

Contestano i badge presenze e l’iPad utilizzato come registro elettronico di classe. Agli studenti dell’Istituto tecnico Einaudi-Marconi di Staranzano la tecnologia non piace. Vorrebbero tornare al vecchio sistema cartaceo. Lo precisano in una nota in cui spiegano anche che l’occupazione del campetto scolastico avviata la scorsa settimana non è stata promossa per contestare l’indisponibilità degli insegnanti ad accompagnare le classi in gita, quanto per informare tutti gli studenti sulle conseguenze della riforma Gelmini all’interno dell’istituto (diminuzione ore di laboratorio, taglio dei fondi che portano alla riduzione delle cattedre, aumento degli alunni per classe, cambiamento degli indirizzi di studio). Gli studenti sottolineano che la maggior parte dei docenti ha apprezzato il comportamento tenuto dai ragazzi durante l’autogestione, ma affondano una stoccata all’indirizzo del dirigente scolastico che, a loro dire, con i badge e l’iPad «privilegia strumentazioni di dubbia utilità».
Di fatto ritengono superfluo strisciare all’ingresso a scuola il badge dal momento che poi, in classe, viene comunque fatto l’appello e compilato il registro cartaceo. Dove invece c’è il registro elettronico, i tempi per segnare presenze e assenze sull’iPad sono troppo dilatati,
«Siamo una scuola tecnica e tecnologica – risponde il preside Marco Fragiacomo – e avere la situazione delle presenze in un data base rientra negli obiettivi del nostro indirizzo. Forse i ragazzi non riescono a capirne il valore. In ogni caso sono iniziative che sono state approvate dal Consiglio d’istituto con parere favorevolissimo dei genitori».
Il dirigente riconosce che l’iPad ha presentato alcuni limiti, ma parla di problemi tecnici già risolti e ritiene l’impianto valido. «L’informatizzazione ci permette di risparmiare tempo a livello di segreteria – sottolinea -. L’obiettivo è comunicare tempestivamente con i genitori. Non si tratta certo di un controllo di poliziesco, è piuttosto un modo per informare. Se il sistema funzionerà, e lo sta facendo abbastanza bene, allora l’anno prossimo esporteremo il registro elettronico ad altre classi. In caso contrario, torneremo all’inchiostro e al calamaio. In ogni caso ritengo che la protesta sia espressione di una minoranza, non di tutti gli studenti». (s.b.)

Il Piccolo, 24 settembre 2010

COLORITA MANIFESATAZIONE IN PIAZZA DELLA REPUBBLICA 
Protesta degli studenti contro il caro-libri 
Sotto accusa anche l’aumento del prezzo degli abbonamenti degli autobus dell’Apt

Una vera e propria ”flash mob”, quella che è avvenuta improvvisamente mercoledì pomeriggio in piazza della Repubblica a Monfalcone. Ad animare la protesta, che si è svolta in maniera pacifica e anche originale, è stata l’Unione degli studenti di Monfalcone, che ha manifestato il suo dissenso sul caro libri e sul caro trasporti.
I ragazzi, travestiti da controllori dell’autobus e coperti da libri di cartone, hanno fermato i passanti, per sensibilizzarli sui problemi concreti che i giovani studenti devono affrontare per studiare nella scuola secondaria.
Il diritto allo studio al centro della manifestazione, «un diritto – è stato sottolineato – che deve poter essere garantito a tutti in condizioni di uguaglianza e con una determinazione delle spese, per sostenerlo, accessibile a chiunque».
Un momento importante, quindi, per sottolineare i continui rincari agli abbonamenti del trasporto locale dell’ Apt e contro quella che, lUnione degli studenti definisce, ”mafia delle case editrici”. Critiche anche al governo, che pur avendo fissato dei tetti di spesa, «non li fa rispettare e spesso non li sorveglia neppure».
L’Uds auspica pertanto l’emanazione di una nuova e moderna legge regionale, che vada a riformare il diritto allo studio prolungando, in tutti gli anni di corso delle superiori, e ampliando di almeno il 75% dei testi, l’offerta del comodato dei libri.
Rabbia non solo dagli studenti, ma anche da parte dei cittadini che passavano per la zona del centro, che hanno sostenuto con molta solidarietà l’iniziativa.
Quello di mercoledì pomeriggio, è stato solo uno dei primi appuntamenti in vista di un nuovo “autunno caldo”, che si prospetta difficile per la scuola italiana.
Per l’8 ottobre infatti, l’Uds della provincia di Gorizia, organizzerà nel capoluogo Isontino, un corteo di protesta per la cosiddetta Altrariforma come in altre importanti città italiane.
Salvatore Ferrara

Il Piccolo, 14 marzo 2010
 
L’ISTRUZIONE IN CITTÀ
Elementari, 20% di iscritti in meno 
Classi sovraffollate addio: la crisi allontana i trasfertisti e la scuola si ”snellisce”

di TIZIANA CARPINELLI

L’incubo delle classi strapiene, che arrivano a sfiorare il limite consentito dalla legge, ha agitato per lungo tempo i sonni dei genitori monfalconesi, costretti a confrontarsi con lo spauracchio di un’eventuale, conseguente, istruzione deficitaria. Il prossimo anno, tuttavia, le famiglie potranno finalmente tirare un sospiro di sollievo: stando alle iscrizioni raccolte nelle ultime settimane, il problema del sovrafollamento innesta infatti una vigorosa retromarcia. Vuoi la crisi occupazionale, che ha dirottato i trasfertisti (e dunque i loro figli) verso altri lidi, vuoi una lieve debacle demografica, la scuola si ”snellisce”.
Addio alle super-classi di deamicisiana memoria, dunque, con bambini pigiati come sardine in spazi traboccanti: se nel corso del 2009, nelle aule delle elementari si erano registrate punte di 27-28 alunni, quest’anno si delinea un robusto taglio, pari al 20%, sulle iscrizioni del primo anno, passate complessivamente da 203 a 172 unità. E la tendenza, riconducibile perlopiù ai fenomeni di immigrazione (diminuita a causa della recessione), non viene sconfessata negli istituti secondari di primo grado, dove si è passati dai 230 studenti di prima media immatricolati nel 2009/2010, agli attuali 200 (-14%) per il 2010/2011. Insomma, le prime classi di elementari e medie tornano a ”misura di alunno”, come sottolinea anche l’assessore comunale all’Istruzione, Silvia Altran: «Per anni abbiamo vissuto una situazione di emergenza adesso siamo tornati alla normalità. Indubbiamente il fenomeno è legato al ciclo produttivo: la mancanza di lavoro ha allontanato le famiglie dei trasfertisti e pertanto sono venute meno diverse iscrizioni. Le classi di 28 allievi diventano un ricordo del passato».
Non si tratta, tuttavia, dell’unico fenomeno da rilievare: il prossimo anno potrebbe infatti decollare la scuola elementare di rione. «Anche se ogni istituto ha il suo Pof (Piano di offerta formativa) – prosegue il vicesindaco – grazie alle sinergie promosse tra istituti, il livello di preparazione degli scolari si sta omogeneizzando, rendendo meno evidente lo scarto d’istruzione nel passaggio alle medie. In questo modo, si incentiva le famiglie a scegliere la scuola più prossima alla propria abitazione, con meno problemi di spostamento per gli scolari e la possibilità di prediligere la passeggiata alla corsa in auto».
Non più alunni di serie A e alunni di serie B, già discriminati dai banchi di scuola di provenienza. Le scuole spalmano e rendono più ”standardizzata” l’offerta formativa, mantenendo sempre le rispettive perculiarità: l’approdo alle medie, però, sarà indolore. «Il recupero delle scuole di rione – afferma Altran – è importante, come è importante portare avanti dei progetti mirati alla crescita dei ragazzi. In questo senso si inserisce una proposta che prenderà piede da settembre, per coinvolgere i ragazzi nella valorizzazione della città: si tratta di un laboratorio volto a fare in modo che gli studenti si riapproprino di una parte di Monfalcone, realizzando installazioni, murales, graffiti o mosaici». L’iniziativa, che prende spunto da una analoga esperienza attivata nelle scuole tedesche, punta a contrastare il degrado urbano e i vandalismo.
«Poi – conclude l’assessore all’Istruzione – proseguirà l’iniziativa del bicibus, nonché quella per promuovere una sana alimentazione tra i ragazzi. Stiamo infine verificando la possibilità di accedere a dei fondi europei per invogliare gli studenti alla pratica di uno sport e disincentivarne l’abbandono verso l’età critica dei 15 anni. Non mancheranno, infine, progetti a tema indirizzati ai genitori e calibrati sulle diverse fasce d’età della prole: si va dalla navigazione sicura su internet alle tossicodipendenze, fino ai disturbi alimentari».
 
IL CASO
Asili nido sotto organico protestano i genitori 
La Cgil provinciale punta il dito sui vincoli imposti ai contratti dalla Finanziaria regionale
 

Con domani i piccolissimi del nido comunale di via Cosulich non troveranno più una delle loro educatrici, una persona che li ha accolti al loro arrivo a settembre e che in questi mesi li ha seguiti, con attenzione e passione. Il motivo di un’assenza che disorienterà i bambini, dopo aver fatto arrabbiare i genitori, sta nelle nuove regole imposte all’assunzione di personale dalla legge Finanziaria regionale 2010, stando alla denuncia dei sindacati. Le organizzazioni di categoria si sono mosse in questi giorni per verificare prima se fosse possibile prorogare il rapporto di lavoro con l’educatrice e poi gli strumenti per garantire la continuità di un servizio rivolto a un’utenza come quella dei bimbi dai quattro ai 36 mesi. Ora, ma anche in prospettiva, come sottolinea Luca Manià, segretario provinciale della Funzione pubblica-Cgil. «In base alla nuova normativa, l’educatrice che se ne va non potrà mai più lavorare per il Comune di Monfalcone, visto che ha già accumulato i 36 mesi stabiliti come tetto massimo per i contratti a tempo determinato – spiega Manià -. A meno che non si possa procedere a una stabilizzazione del posto di lavoro. Quanto però è diventato impossibile, visto che le nuove regole stabiliscono che possa procedere al rimpiazzo di un lavoratore su cinque che se ne vanno».
Tant’è che il Comune ha già  iniziato a ragionare, com’è emerso nell’incontro che i rappresentanti sindacali hanno avuto in questi giorni con la vicesindaco Silvia Altran e i dirigenti comunali, sulla strada da seguire per sostituire l’educatrice di asilo nido che andrà in pensione alla fine di dicembre. In questo caso, pare, si procederà  attraverso la mobilità da un altro Comune, il cui nido, comunque, rischia di rimanere a sua volta sprovvisto di un educatore.
«I nuovi vincoli alle assunzioni di personale pongono serii interrogativi sul mantenimento “in casa” da parte dei Comuni di servizi alla persona come quelli di asilo nido – afferma Manià -. E’ per questo che abbiamo chiesto un incontro al sindaco di Monfalcone Gianfranco Pizzolitto in veste di presidente regionale dell’Anci».
Intanto l’educatrice che conclude il suo lavoro alla “Tana dei cuccioli”, il cui contratto era legato alla maternità di una dipendente comunale dei nidi, sarà sostituita con un altra educatrice a tempo determinato, ma non prima dell’inizio di aprile, a quanto pare. «Il tutto in barba alla continuità educativa del servizio e alla capacità dimostrata da questa educatrice», denuncia qualche genitore, decisamente rattristato dalla vicenda.
I due nidi comunali, in via Cosulich e via Tagliamento, accolgono 40 bambini ciascuno, seguiti da 15 educatrici dipendenti del Comune e 4 a tempo determinato.
Laura Blasich

Alle materne nessuna lista d’attesa 
Per la prima volta dopo anni. Resta scoperta una decina di posti

Duecentodiciannove posti disponibili e 209 iscritti alle scuole materne comunali: nessuna lista d’attesa dunque quest’anno a differenza di quanto accadeva in passato. Il motivo? È aumentata, in questi ultimi mesi, la mobilità delle famiglie. «Evidentemente molti bambini, sia di familgie di stranieri, sia figli di trasfertisti, hanno lasciato la città – spiega l’assessore all’Istruzione Silvia Altran – e questo ha comportato una diminuzione degli iscritti». Rimane comunque molto alta la percentuale degli stranieri, soprattutto in certi plessi scolastici e in certe fasce di età: nella scuola dell’infanzia, ad esempio, nelle due sezioni particolari della Duca d’Aosta, i bambini non italiani solo oltre il 70 per cento. «E questa è una questione che dovremmo affrontare – spiega ancora l’assessore – perchè ci sono due elementi in ballo: il fatto di non voler creare delle classi ”di nicchia”, e anche le maggiori esigenze delle scuole primarie, visto che le sezioni dell’infanzia alla Duca d’Aosta vanno a occupare degli spazi all’interno di un plesso scolastico dedicato a un’età più grande». La stessa cosa era avvenuta nella scuola di via Largo Isonzo, e anche qui le due classi dell’infanzia si era dovute chiudere perchè erano cresciute le esigenze dei bambini in età da scuola primaria. La buona notizia, comunque, è che non ci saranno le liste di attesa.Temevano di non riuscire a far fronte alla richieste, anche perchè abbiamo sempre dei bambini che si presentano ad anno iniziato – spiega ancora la Altran -. Invece, anche grazie all’ottima collaborazione con la scuola paritaria di via Romana, riusciamo a dare risposta a tutti». Le segreterie stanno predisponendo le graduatorie secondo le quali si saprà a quale scuole di quelle prescelte i bambini saranno iscritti. Non ci dovrebbero essere problemi, nel senso che ci sarà una buona corrispondenza tra richieste ed effettiva assegnazione. Per quanto riguarda i posti disponibili, sono 106 alle scuole corrispondenti alla Giacich (31 in via Cellottini, 48 in via Gramsci, 27 in via Tartini), 61 quelli alla Duca D’Aosta (20 in via della Poma, 25 in via Primo Maggio, 16 alla sede centrale). Alla Randaccio (Largo Isonzo) sono 22, e alla paritaria 30. «Siamo riusciti ad allargare gli spazi disponibili – spiega ancora la Altran – in particolare in via Cellottini, dove è stata aggiunta una sezione, e in via Gramsci, dove le sezioni erano già quattro, ma è stato previsto uno spazio per un ulteriore allargamento».
Elena Orsi

Alla Randaccio 133 matricole e soltanto 67 alla Giacich

Anche per il prossimo anno scolastico 2010-2011 il divario tra le due scuole medie cittadine, la ”Giacich” e la ”Randaccio”, rimane tale e quale a quello registrato negli anni scorsi.
Ovvero, la scuola di via Canaletto ”doppia” in pratica quella di viale Cosulich, sotto il profilo del numero di iscritti alle prime classi.
Secondo i dati pervenuti al Comune, infatti, i bambini che per il prossimo anno scolastico frequenteranno la media Randaccio saranno 133, a fronte dei 67 che invece hanno deciso di continuare alla media Giacich il loro percorso scolastico.
Un fenomeno, quello dell’esodo dalla scuola di viale Cosulich, che si è fatto più evidente con il passare degli anni, e che probabilmente è stato determinato da alcuni episodi di bullismo che, ingigantiti nel passaparola tra i genitori, hanno evidentemente indotto molte famiglie a iscrivere i propri figli alla media Randaccio, la quale avrà così sei prime classi contro l’unica che sarà attivata alla media di viale Cosulich.

Il Piccolo, 09 ottobre 2009

LA PROTESTA 
Studenti in piazza per dire no alla riforma 
Stamane manifestazione contro i previsti tagli alla scuola pubblica 
Preoccupazione per la riduzione degli insegnanti e dell’offerta formativa

Manifestazione di studenti questa mattina con inizio alle 9 in piazza della Repubblica per protestare contro i provvedimenti contneuti nella cosiddetta Riforma Gelmini. La manifestazione è promossa dall’Unione degli studenti.
«I tagli di 8 miliardi di euro sanciti nella legge 133 sulla Finanziaria – afferma l’Unione degli studentii – significano meno attività studentesche e didattiche, significano una scuola di qualità inferiore: il colpo di grazia definitivo per una scuola pubblica ormai allo stremo. E i tagli riguardano anche le persone: 28000 insegnanti e 15000 unità di personale Ata a settembre non sono stati riassunti, e sono solo un terzo delle persone che perderanno il lavoro per decisione del governo nei prossimi tre anni. Parallelamente a ciò la scandalosa scelta del governo di finanziare con 14 miliardi di euro l’acquisto di 131 cacciabombardieri JSF: si taglia alla scuola per finanziare la guerra, questi sono i valori del Paese in cui viviamo».
Secondo l’Unione degli studdenti, inoltre, «incombe ancora sulle nostre teste il progetto di legge Aprea, che, se approvato aprirebbe le porte delle scuole ai privati permettendo ai vari istituti di trasformarsi in fondazioni(permettere di farlo significa imporlo, visto gli 8 miliardi di tagli).I privati entrando nel Consiglio di amministrazione (così sarà ribattezzato il consiglio d’istituto) potranno contribuire alla stesura del Piano delle offerta formativa andando così a delineare in modo sostanziale il nostro programma scolastico».

Il Piccolo, 10 ottobre 2009 
 
LA PROTESTA  
Sit-in e corteo degli studenti  
Bloccato per alcuni minuti l’incrocio del centralissimo viale San Marco 
In piazza contro la Riforma Gelmini
 
 
«Contro la scuola dei padroni, 10, 100, 1000 occupazioni!». E gli striscioni che, a ritmo di musica reggae e incitamenti, tuonavano contro la «riforma-distruzione Gelmini». Contro gli 8 miliardi di tagli «in barba ai 14 miliardi per l’acquisto dei cacciabombardieri Jsf». Mettendo sul piatto della contestazione anche il ”pacchetto-sicurezza” e l’incombente Pdl Aprea, che «aprirebbe le porte della scuola pubblica ai privati». Slogan contro l’«assenza di libertà di informazione». I ragazzi delle scuole superiori, sventolando le bandiere rosse dell’Uds (Unione degli studenti), hanno sfilato in corteo ieri mattina, partendo da piazza della Repubblica e ”facendo il vuoto” nel traffico lungo via Roma, via Verdi, viale San Marco, fino ad approdare in corso del Popolo per rientrare in centro. Scortati dalle forze dell’ordine, i circa 150 studenti, provenienti dagli istituti monfalconesi e da Gorizia, hanno richiamato l’attenzione di passanti e residenti con il loro ”grido d’allarme” per difendere una «scuola democratica e giusta». Lanciando anche l’istanza di «riscrivere assieme» la legge regionale sul diritto allo studio del 1980. Un crescendo di toni fino a sedersi in massa sulla strada in via Verdi e in Viale, all’altezza di via Fratelli Rosselli. Intanto gli istituti monfalconesi quantificavano le assenze dalle lezioni: solo un quinto al liceo Buonarroti, il 79% al Polo professionale e il 60% all’Einaudi di Staranzano.

Messaggero Veneto, 10 ottobre 2009 
 
Un centinaio di studenti in piazza per protestare contro la riforma Gelmini 
 
MONFALCONE. Anche gli studenti della scuole superiori monfalconesi hanno partecipato ieri allo sciopero indetto dal comparto scolastico dell’Unicobas, per protestare contro la riforma Gelmini, i tagli agli organici e le riforme decise dal governo.
Qualche centinaio di ragazzi, studenti del liceo, delle scuola tecniche e professionali, aderenti all’Uds Unione degli studenti Fvg, alle 9, si sono ritrovati in piazza della Repubblica e hanno sfilato in corteo lungo via Duca d’Aosta, via Roma, via Verdi e lungo via IX Giugno, sono tornati in piazza dove, accompagnati da musica sparata a tutto volume dalle casse sistemate su un furgone, hanno espresso il loro disagio contro i tagli previsti per la scuola e hanno chiesto da subito una legge nazionale sul diritto allo studio, una didattica innovativa nelle scuole e il ritiro del progetto di legge Aprea «che mira a privatizzare la scuola trasformando i consigli di istituto in consigli di amministrazione non garantendo la rappresentanza degli studenti», ma anche la reintroduzione sul posto di lavoro di tutte le precarie e i precari della docenza e del personale tecnico amministrativo e la rimessa in discussione radicale del provvedimento di riordino degli istituti superiori che andrà in vigore dal prossimo anno. «I tagli di 8 miliardi di euro sanciti dalla legge 133 sulla Finanziaria significano meno attività studentesche e didattiche – afferma l’UdS –. Significano una scuola di qualità inferiore, il colpo di grazia definitivo per una scuola pubblica ormai allo stremo».
La manifestazione è stata accompagnata a vista da numerosi rappresentanti delle forze dell’ordine, che hanno seguito i ragazzi nel loro percorso e durante gli interventi in piazza, che sono stati accolti da vere ovazioni. Contestuale allo sciopero del mondo della scuola, anche quello proclamato dalla Fiom Cgil.
Sono un centinaio i lavoratori aderenti alla Fiom-Cgil di Monfalcone che hanno partecipato al corteo organizzato a Milano, manifestazione indetta dall’organizzazione per sostenere la propria posizione nella vertenza per il rinnovo del biennio economico del contratto nazionale. Lo sciopero di 8 ore e le iniziative organizzate a livello nazionale sono state precedute dalle assemblee nelle principali fabbriche della città.
«La risposta dei lavoratori è stata più che buona – afferma il segretario provinciale dei metalmeccanici della Cgil, Thomas Casotto –, anche in Fincantieri, dove l’assemblea non era retribuita. I lavoratori sono con noi nel voler avere diritto di parola sugli accordi che li riguardano». Sta proprio qui il nodo per la Cgil e non solo sul fronte salariale. Federmeccanica invece ha risposto negativamente alla proposta dell’organizzazione, affermando che non è disponibile a sospendere o modificare il sistema di regole relative alla contrattazione definite, a livello confederale, con un accordo separato senza la Cgil. Federmeccanica non ha accolto nemmeno la proposta di bloccare i licenziamenti. (c.v.)

Il Piccolo, 29 ottobre 2009 
 
ALL’ISTITUTO PER L’INFANZIA DI VIA TARTINI DIRETTRICE, INSEGNANTI E FAMIGLIE DEVONO PROVVEDERE DA SOLI  
Genitori in rivolta: «Qui mancano perfino detersivi e carta igienica»
 
 
di ELISA COLONI

Non solo diari e zainetti, matite colorate e righelli. Al giorno d’oggi i genitori dei piccoli allievi di molte scuole materne molfalconesi devono comprare anche la carta igienica e i detersivi, che la scuola non paga più. O meglio, che il ministero non foraggia più, visto che le risorse scarseggiano. E, in tempo di crisi, dov’è che si taglia? Sulle spese ritenute meno indispensabili.
Peccato però che della carta igienica e dei detersivi non sia così semplice fare a meno. I genitori dei bimbi che frequentano la scuola dell’infanzia di via Tartini lo sanno bene, tanto che hanno deciso di versare spontaneamente delle quote mensili con le quali, in pratica, comprarsi i prodotti necessari da soli. Una realtà – diciamolo – preoccupante, che non si presenta nemmeno come un caso isolato. Di istituti scolastici che si trovano in questa situazione, infatti, ce ne sono più di uno a Monfalcone.
Ecco quindi che i genitori della Tartini hanno deciso di scrivere una lettera, in cui mettono nero su bianco la situazione e denunciano il problema, mostrando una bella dose di arrabbiatura. «Alla Tartini – spiegano – mancano i prodotti detergenti e igienizzanti per poter rendere i locali e i mobili puliti, igienici e sicuri per i nostri figli. Inoltre non esiste la carta igienica, che ci sembra fondamentale per ottemperare ai naturali bisogni fisiologici che ogni essere umano ha. Siamo indignati e arrabbiati per la totale indifferenza verso le esigenze primarie dei nostri bambini e – aggiungono i genitori – per la totale sordità mostrata davanti ai continui richiami provenienti dalle strutture sanitarie nazionali, volti alla prevenzione in funzione dello scenario epidemiologico attuale». Ciò che le famiglie intendono dire è chiaro: qui non si tratta solo di questioni pratiche, ma anche igienico-sanitarie; si sa d’altronde come la trasmissione di germi e bacilli, tra i più piccoli, sia assai frequente. E, in tempi di febbre suina, mamme e papà non intendono correre rischi. Anche da questo bisogno è nata la decisione di autofinanziarsi per acquistare detersivi, saponi e carta igienica.
I genitori non puntano il dito contro nessuno, non fanno nomi e cognomi. Però, com’è ovvio che accada in queste circostanze, la responsabilità cade sul dirigente scolastico. La Tartini rientra nel comprensorio della scuola Giacich, la cui preside è Anna Russo, che ammette: «È tutto vero, i genitori spendono soldi di tasca propria per l’acquisto di prodotti detergenti e carta igienica. E non succede solo alla Tartini, ma in quasi tutte le scuole dell’infanzia. Il motivo? Mancano i soldi. È dall’inizio dell’anno che non riceviamo dal ministero i fondi sufficienti per le spese correnti. E cosa dobbiamo fare noi? Alla media Giacich, ad esempio, io e gli altri docenti compriamo la carta igienica. La situazione non è molto diversa. Purtroppo è un momento in cui è richiesto uno sforzo generale. Però – ci tiene a sottolineare la preside – i soldi arriveranno entro la fine dell’anno e noi rimborseremo i genitori: ciò che hanno pagato verrà loro restituito, fino all’ultimo euro. Per questo ha detto a tutti di conservare gli scontrini».

RINCARI ALLE SUPERIORI  
Liceo, la ”tassa” sale a 50 euro
  
 
Mancano fondi. E il Liceo scientifico aumenta il contributo per i genitori. Un ”balzello” necessario per fronteggiare le difficoltà economiche della scuola a causa dei minori trasferimenti da parte dello Stato. Al Liceo, piuttosto che tagliare gite o iniziative didattiche, si è scelta la strada dell’aumento del contributo delle famiglie: non più 40 ma 50 euro. «Una scelta obbligata – spiega la preside Isabella Menon -. La quota dei genitori era ferma da anni e i fondi della scuola sono sempre più risicati». L’aumento fa perdere al Liceo scientifico il ”titolo” di scuola più economica: il podio va ora al Polo professionale che, per alcuni indirizzi meno dispendiosi (sociale, economico e turistico) prevede un contributo di soli 40 euro. Il Liceo scende dunque al secondo posto, mentre il terzo va all’Istituto tecnico commerciale-industriale Einaudi Marconi, che viaggia sui 60 euro e che ha deciso un aumento lo scorso anno dopo sette anni di blocco sulla somma di 42 euro. E al quarto ci sono gli altri indirizzi dell’Ipsia, che si aggirano intorno ai 50 euro, per arrivare fino al top di 110 euro per le famiglie degli studenti che frequentano l’indirizzo alberghiero. (e.o.)

Il Piccolo, 05 novembre 2009 
 
IL CASO. NUOVI BALZELLI A CARICO DELLE FAMIGLIE  
Costa meno studiare al liceo che all’alberghiero  
Giungla di tassazioni sugli studenti. Nello stesso istituto un indirizzo è più conveniente dell’altro
  
 
di ELENA ORSI

Si potrebbe definire ”la giungla” dei contributi scolastici. Visto che mai come quest’anno ogni scuola superiore agisce per proprio conto. Tanto che a seconda dell’indirizzo scelto si va a pagare anche tre volte tanto. Senza contare poi le altre spese: tra zaino, dotazioni scolastiche e libri, una famiglia si trova a sborsare per la carriera scolastica del figlio anche fino ai mille euro.
LE TASSE. Come si configurano le tasse scolastiche per il 2010? Il liceo scientifico passa dai precedenti 40 euro agli attuali 50, con una crescita del 25% rispetto all’anno appena concluso. Il Polo professionale invece ha confermato che per il 2010-2011 farà pagare ai suoi alunni una quota che andrà dai 40 ai 110 euro a seconda dell’indirizzo scelto, uguale allo scorso anno. Così all’Ipsia (termico, elettrico, elettronico, meccanico) si pagheranno 50 euro, all’Ipssc (sociale, economico, turistico) 40 euro, all’Ipsiam marinaro 50 euro, e all’alberghiero 110 euro. Come mai questa differenza? «Per un indirizzo come l’Alberghiero, che prevede anche molte ore di pratica, l’attrezzatura da comperare è ben di più» spiega il preside, Salvatore Simoncini. Per quanto riguarda la dotazione personale (grembiuli o servizi di coltelli) i ragazzi devono provvedere da soli: la scuola ha però chiuso una convenzione con una ditta per prezzi agevolati. Per quanto riguarda l’Iti-Itc Einaudi Marconi, proprio in questi giorni il consiglio scolastico ha deciso di confermare la quota di 60 euro. Al contributo previsto dalla scuola poi va aggiunto il contributo statale, che è di 21,17 per l’iscrizione e la frequenza (che si paga solo una tantum) e di 15,13 per il resto degli anni.
GLI ALTRI COSTI. Non è però finita qui. Perchè quando si va a scuola, ci sono centinaia di altre voci da aggiungere alle tasse vere e proprie. Per esempio lo zaino: dai 30 ai 60 euro. L’astuccio, che può viaggiare anche sui 20 euro. E naturalmente i quaderni, il cui costo viaggia da 1,20 euro a 1,90 euro. Si pensa di risparmiare se si va alla scuola dell’obbligo? Difficile. Perchè ai costi già detti si possono aggiungere quelli delle matite colorate, di marca o non. Dalle costose Giotto (attorno agli 8 euro la confezione), a quelle più economiche attorno ai 2,60 euro. Senza contare, naturalmente, i libri: senza il comodato gratuito, una famiglia alle superiori andava a spendere anche 700 euro.

Il Piccolo, 14 dicembre 2009
 
Scuola senza fondi, vanno bene anche 500 euro  
Il Comune cerca di tamponare le emergenze degli istituti in credito con lo Stato
 
 
Il Comune di Monfalcone si è trovato costretto a erogare un contributo di… 500 euro a un istituto scolastico cittadino per fare fronte a spese inderogabili, come quelle dell’acquisto di materiale per la pulizia e in generale il funzionamento della scuola. «Le casse ormai prosciugate in attesa che lo Stato paghi il credito, enorme, che la scuola vanta nei confronti del ministero, siamo dovuti intervenire perchè la situazione era davvero al limite del collasso», denuncia la vicesindaco e assessore all’Istruzione Silvia Altran.
Al tavolo di concertazione provinciale sulla scuola la vicesindaco ha chiesto quindi che la Regione faccia da cassa di compensazione, anticipando alle scuole quanto dovuto dallo Stato e rivalendosi successivamente nei confronti del ministero. Di che scuola si tratti il vicesindaco non lo dice, anche perchè la situazione di crisi è generalizzata.
«I problemi sono diffusi ed esplosi in tutte le scuole cittadine, di ogni ordine e grado – attacca la vicesindaco -. Sono quindi stanca di sentire dal ministro all’Istruzione Gelmini che in Italia abbiamo una scuola di qualità, quando stiamo tornando a una scuola da libro “Cuore” con gli studenti che erano costretti a portarsi la legna da casa per riscaldare la classe».
Certo a Monfalcone non siamo ancora a questi livelli, ma poco ci manca, come bene sanno i genitori che alla scuola primaria Duca d’Aosta (la maggiore elementare cittadina), ma anche in altre scuole, hanno dovuto dotare i propri figli di sapone liquido per lavarsi le mani, come prescritto nelle misure per prevenire il diffondersi dell’influenza A, perchè i bagni ne sono sprovvisti. Il sapone è andato così ad aggiungersi al ”corredo”, ormai consolidato negli anni, fatto di carta assorbente e fazzolettini e perfino carta igienica. Tutto ciò, mentre si sono fatti decisamente più evidenti i problemi, sempre dovuti a mancanza di fondi, creati dalla necessità di trovare fondi per pagare i supplenti, con la conseguenza di dover smistare alunni e studenti in altre classi dove si sono registrati affollamenti esorbitanti.
«Quest’anno ci sono grossissimi problemi – conferma la vicesindaco -, perchè le scuole non possono contare sulla copertura finanziaria ma non possono neanche andare in bancarotta. La Regione deve farsi carico di questa situazione».
A inizio anno scolastico il liceo Buonarroti attendeva 130mila euro dallo Stato, l’Iti-Itc Einaudi-Marconi 100mila, altrettanti il Polo professionale di via Boito. All’istituto comprensivo Randaccio si viaggiava sui 40mila euro, mentre il credito vantato dall’istituto comprensivo Giacich aveva raggiunto, stando ai sindacati della scuola, i 200mila euro. (la.bl.)

Messaggero Veneto, 15 dicembre 2009
 
«Le scuole rischiano la bancarotta» 
 
MONFALCONE. È vero che le scuole monfalconesi sono in difficoltà economiche e che il Comune ha dovuto provvedere a un contributo straordinario per aiutare uno degli istituti cittadini ad acquistare materiale di pulizia e igiene?
La risposta alla domanda, formulata dal consigliere comunale Paolo Frisenna, è stata fornita dal vicesindaco e assessore all’istruzione, Silvia Altran che ha confermato come il comune abbia dovuto provvedere ad un contributo straordinario di 500 euro per materiale di pulizia. «Le casse delle scuole sono vuote: si attende che lo stato paghi il credito enorme che la scuola ha con il ministero. Nel caso dell’istituto monfalconese abbiamo dovuto intervenire perché la situazione era al limite del collasso» dice Altran, che non rivela quale sia la scuola, ma evidenzia come in realtà la situazione possa essere riferita a tutti gli istituti cittadini.
«I problemi sono diffusi in tutte le scuole, di ogni ordine e grado. Sono stanca di sentir dire dal ministro Gelmini che in Italia abbiamo una scuola di qualità, quando invece stiamo tornando alla scuola di un tempo, quando gli studenti si portavano da casa un legno per accendere la stufa e riscaldare l’aula. Quest’anno ci sono grossi problemi perché le scuole non possono contare sulla copertura finanziaria, ma non possono neanche andare in bancarotta. La Regione deve farsi carico della situazione” dice ancora il vicesindaco, che al tavolo di concertazione provinciale sulla scuola ha chiesto, appunto, che la Regione faccia da cassa di compensazione, anticipando alle scuole quanto dovuto dallo Stato e rivalendosi poi nei confronti del ministero.
Per comprendere la situazione fornisce anche alcuni dati: il liceo Buonarroti attende dallo Stato 130 mila euro, l’Iti Einaudi-Marconi 100 mila e altrettanti il polo professionale di via Boito. All’istituto comprensivo Randaccio attendono 40 mila euro, mentre l’istituto comprensivo Giacich aspetterebbe 200 mila euro.
Alla scuola elementare Duca d’Aosta, ma sembra anche in altre scuole, sono stati i genitori a dover pagare il sapone liquido per lavarsi le mani, come prescritto nelle misure per prevenire il diffondersi dell’influenza.

Il Piccolo, 17 dicembre 2009
 
CEDIMENTO FORSE CAUSATO DALLE VIBRAZIONI PER I VICINI LAVORI
Cade l’intonaco all’Alberghiero, contusi due docenti 
È accaduto alle 10.45 in un’aula. L’istituto chiuso per le riparazioni fino al 7 gennaio

di LAURA BORSANI

Crolla durante una lezione un pezzo d’intonaco del soffitto in un’aula al primo piano dell’Istituto Alberghiero di via Cosulich, annesso alla media Giacich. E si mette in moto la mobilitazione, con chiusura dell’edificio scolastico, anticipando le festività natalizie. Il provvedimento di sospensione delle lezioni assunto dal dirigente scolastico Salvatore Simoncini è diventato operativo a partire dalle 13.45, ora che ha segnato la conclusione dell’attività didattica della giornata. L’immobile, pertanto, rimarrà chiuso fino al 7 gennaio 2010. Un intervento dovuto e necessario ai fini della messa in sicurezza e della verifica generale dell’edificio.
Il fatto è avvenuto ieri mattina attorno alle 10.45, poco dopo l’intervallo, in una classe prima, composta da 25 studenti. I ragazzi erano intenti a seguire una lezione condotta da due insegnanti, di sala e di sala-cucina. L’intonaco, circa due metri quadrati, si è staccato all’improvviso dal soffitto finendo addosso ai docenti. Frammenti hanno provocato ferite lievi. Gli insegnanti, l’uno colpito al capo l’altro a una spalla, sono ricorsi agli accertamenti sanitari recandosi autonomamente al Pronto soccorso del San Polo.
Intanto è partita la mobilitazione, con l’arrivo dei vigili del fuoco e dei tecnici della Provincia di Gorizia, ente proprietario dell’edificio. Sul posto è intervenuto il capo dell’Ufficio tecnico provinciale, Lara Carlot, per seguire personalmente le verifiche. Assieme agli operatori scolastici, s’è fatto quadrato dunque per garantire gli interventi di messa in sicurezza e un primo sopralluogo generale. Simoncini, appena informato dell’evento, si è precipitato all’istituto, proveniente da Udine, dove era impegnato in un convegno. Ha pertanto coordinato le operazioni in ordine alla richiesta degli interventi e all’organizzazione logistica. Mentre con cautela venivano eseguiti i controlli, gli studenti delle aule interessate dal cedimento, quella sottostante e quella soprastante, sono stati trasferiti in spazi sicuri. Le lezioni sono proseguite poi regolarmente, fino al termine dell’orario scolastico, alle 13.45.
Quindi, una volta usciti tutti gli studenti, il dirigente scolastico, con apposito provvedimento, ha decretato la chiusura della scuola fino al 7 gennaio prossimo. Un lasso di tempo congruo per poter espletare al meglio verifiche e approfonditi accertamenti. Con ciò valutando le cause che hanno determinato il cedimento e procedendo al monitoraggio complessivo dell’immobile. Tutte procedure affidate ai vigili del fuoco e ai tecnici della Provincia.
Secondo una prima ipotesi prospettata, il cedimento dell’intonaco potrebbe essere riconducibile alle vibrazioni provocate dai lavori in corso per la realizzazione della rotatoria della Marcelliana.
«Grazie alla chiusura dell’edificio – ha osservato Simoncini – si provvederà a chiarire le circostanze dell’evento e a garantire una ricognizione generale. Non sottovalutiamo la questione, anche se verrebbero esclusi problemi di carattere strutturale». Il dirigente scolastico ha sottolineato il responsabile comportamento di tutti gli studenti: «Hanno compreso la situazione, senza spaventarsi e senza protestare, proseguendo diligentemente le lezioni. I vigili del fuoco e i tecnici della Provincia hanno inoltre operato con molta precauzione e cautela, senza compromettere l’andamento dell’attività didattica».

Il Piccolo, 18 dicembre 2009
 
SOPRALLUOGO DOPO IL CROLLO DI UN INTONACO  
Nessun cedimento strutturale L’Alberghiero è di nuovo agibile
 
 
Nessun problema di tipo strutturale, ma solo qualche imperfezione agli intonaci dei soffitti: questo l’esito del sopralluogo effettuato ieri dai tecnici della Provincia e del Comune nella sede di via Cosulich dell’Istituto Alberghiero, dove l’altro giorno è crollato un pezzo di intonaco, ferendo lievemente due insegnanti e rendendo necessaria la chiusura della scuola. Contrariamente alle ipotesi formulate inizialmente, l’istituto riaprirà già il 22 dicembre. È ovvio: non per gli studenti, che si godranno le vacanze di Natale, ma per il personale. Si potranno così effettuare le pulizie, recuperare i registri personali dei docenti e le derrate alimentari. I ragazzi, invece, torneranno sui banchi solo il 7 gennaio. In realtà, come confermato dal dirigente scolastico Salvatore Simoncini, gli studenti delle classi terze e quinte hanno continuato a fare lezione, o meglio, a seguire i cosiddetti corsi di microspecializzazione, nella sede dell’istituto in via Boito. «Al di là della microspecializzazione però – spiega Simoncini – le lezioni tradizionali dovranno essere recuperate. Quando? Tra gennaio e febbraio, con qualche rientro pomeridiano e probabilmente ”limando” la tradizionale pausa in occasione del Carnevale». «Nei prossimi giorni verranno effettuate altre rigorose verifiche e, dove necessario, saranno eseguiti dei ritocchi agli intonaci – spiegano l’assessore provinciale all’Istruzione Maurizio Salomoni e la responsabile dell’Ufficio tecnico provinciale Lara Carlot -. Si tratta infatti di intonaci vetusti, in alcuni punti non rifiniti perfettamente e sottoposti a continue sollecitazioni, causate dal traffico e dagli scavi per la rotonda della Marcelliana». (el. col.)

Il Piccolo, 23 dicembre 2009
 
UNA APPOSITA CIRCOLARE È STATA DISTRIBUITA AI GENITORI  
Scuole senza soldi, la Giacich chiede aiuto alle famiglie per saponette e carta igienica  
Denuncia della Cgil: mancano anche i prodotti per la pulizia delle aule
 
 
di ELENA ORSI

E’ allarme all’istituto comprensivo Giacich per l’impossibilità di sostenere i costi di gestione della scuola. A sollevare il caso, la Cgil scuola, che presenta proprio la scuola monfalconese come il caso più grave di disagi derivanti dal mancato trasferimento di fondi dal ministero alle scuole per garantire quelle che si considerano «spese di funzionamento», o «spese minute». Ovvero pulizia, piccole forniture, spese d’ufficio. «La scuola ha emanato una circolare, distribuita ai genitori, nella quale si chiede loro di intervenire direttamente per acquistare in particolare i prodotti necessari alla pulizia dei locali, ma anche quelli per l’igiene personale degli alunni, saponette e carta igienica, siega Mino Malfi della Cgil scuola) – con la promessa che, al momento dell’affidamento dei fondi, saranno rimborsati. Anche se non si sa quando ciò avverrà». Insomma, la scuola ha lanciato un appello ufficiale alle famiglie: aiutateci, o non saremo in grado di garantire le necessarie condizioni igieniche necessarie ai ragazzi. Al momento gli stessi bidelli stanno provvedutovano di tasca propria acquistando quello che serve per la gestione della scuola. Ma anche questo non è stato abbastanza, e la richiesta alle famiglie è divenuta l’unica strada possibile per garantire il funzionamento dell’istituto. La situazione è nota anche al Comune di Monfalcone, tanto è vero che lo stesso si è mosso prevedendo l’assegnazione di un fondo ad hoc (di 538 euro) da destinare alla scuola per permetterle di andare avanti, almeno per un po’. La Giacich, essendo istituto comprensivo, ma solo per materne, elementari e medie, è infatti una scuola che dipende interamente dal Comune di Monfalcone, non è invece di competenza della Provincia, che da parte sua provvede a destinare dei fondi alle scuole proprio inerenti alla pulizia e gestione di atti d’ufficio. Un fondo che comunque non è sfuggito all’ascia della diminuzione dei finanziamenti statali: nel 2008 era stato di 40mila euro, nel 2009 è sceso a 20mila. Di conseguenza, molte scuole locali si sono viste ridurre anche del 50% la somma precedentemente assegnata. Per esempio, l’Iti-Itc Einaudi Marconi vede i suoi 3.880 euro diventare 1.710; il Polo professionale di via Boito passa da 4.460 euro a 3.510. La situazione più grave è quella del liceo scientifico che vanta oltre 130mila euro di credito pregresso, e che dal 2008 al 2009 è passato da 3.540 a 1.680 euro. Il problema è che i tagli legati ai finanziamenti provinciali sono a loro volta legati ai tagli regionali: meno fondi alla Regione significa meno fondi alle Province.

Il Piccolo, 28 dicembre 2009
 
BOCCATA D’OSSIGENO 
Scuole in ”rosso”, sono arrivati i primi 32mila euro

Sono 32mila euro l’”avanguardia” dei fondi che le scuole di Monfalcone stavano aspettando con ansia. Un primo assaggio, giunto alla scuola Randaccio di Monfalcone, che fa tirare un sospiro di sollievo ai dirigenti scolastici da sempre alle prese con difficoltà economiche relative alla mancanza di fondi per pagare sia i beni di prima necessità (ad esempio per la pulizia delle aule) sia i supplenti, tanto che molti rimangono per mesi in attesa del loro compenso. «Si tratta della prima rata del fondo 2008-2009 – spiega Mino Malfi, rappresentante della Cgil Scuola -. Un fondo che quindi è ancora provvisorio, ma che comunque rappresenta almeno una buona notizia». Accanto a questo, infatti, lo Stato ha anche effettuato la rilevazione delle supplenze brevi e delle spese relative alle mense, così da poter quantificare la situazione in attesa dei rimborsi. «Si tratta comunque di una buona notizia, anche se certo non risolutiva – spiega Malfi – specie per le scuole che erano più in difficoltà, come alla Giacich dove, anche se non su invito ufficiale della scuola sono stati i genitori a doversi prendere carico di provvedere a quanto l’istituto non era in grado di fare, per mancanza di fondi».
Situazione che comunque è la stessa quasi in ogni scuola: alla Duca d’Aosta come al Liceo scientifico, la mancanza di fondi sta rendendo ormai da anni la vita difficile alle istituti scolastiche. E i fondi in arrivo per il 2008-2009 non saranno certo risolutivi, anche se sono comunque una buona notizia. «Di nuovi fondi in arrivo non abbiamo ancora avuto comunicazione – spiega il preside del Polo professionale, Salvatore Simoncini – a parte le normali dotazioni previste nel mese di dicembre, che comunque sono i fondi di gestione e non sono sufficienti a coprire interamente quello che è dovuto per il funzionamento». Anche al Liceo scientifico ancora nessuna nuova, ma la notizia dell’arrivo alla Randaccio di alcuni fondi è vista come buon auspicio. «I debiti che lo stato ci doveva sono rimasti tali e quali – spiega la preside, Isabella Minon -. Quindi se si parla di fondi, saranno quelli normali di dicembre. Ma già la notizia che alla Randaccio sono arrivati è per noi una buona notizia, un segnale positivo anche per gli altri istituti». (e.o.)

Il Piccolo, 09 gennaio 2010
 
Alberghiero di nuovo agibile dopo il crollo di un pezzo di intonaco 
 
Scuola di nuovo agibile, studenti nuovamente tra i banchi, anche se i controlli proseguono. La sede dell’Alberghiero in via Giacich, interessata prima di Natale dal crollo dell’intonaco, è infatti tornata agibile con la ripresa delle lezioni dopo la pausa natalizia. Lo conferma il preside, Salvatore Simoncini. «Le lezioni sono riprese normalmente con il 7 gennaio – spiega – anche se comunque i controlli per verificare le cause del fatto sono ancora in corso. I ragazzi comunque sono di nuovo in classe e l’attività proseguirà come previsto». Salvo risultanze inaspettate dalla perizia condotta dalla Provincia, che però paiono poco probabili: già una prima analisi aveva verificato l’assenza di qualsiasi cedimento strutturale, mentre a essere causa del crollo pareva un’imperfezione negli intonaci dell’edificio. Secondo una prima ipotesi, il cedimento potrebbe anche essere riconducibile alle vibrazioni provocate dai lavori in corso per la realizzazione della rotatoria della Marcelliana. Per prudenza, comunque, la scuola era stata chiusa nell’area interessata fino alla ripresa delle lezioni dopo la pausa di dicembre. Adesso, i ragazzi sono puntualmente ritornati in aula. Il crollo era avvenuto lo scorso 17 dicembre, attorno alle 10.45, quindi in pieno orario scolastico, poco dopo l’intervallo. Interessata, una classe prima, composta da 25 studenti: frammenti avevano provocato lievi contusioni a due insegnanti che erano stati medicati.

Il Piccolo, 12 gennaio 2010
 
GLI EFFETTI IN CITTÀ DELLA PROPOSTA GELMINI 
Stranieri in classe, sì al tetto del 30%  
Istituti favorevoli ma i sindacati non sono d’accordo: servono più soldi e insegnanti
 
 
di LAURA BORSANI

Fa discutere in città la circolare ministeriale che prevede un tetto del 30% da introdurre il prossimo anno scolastico per gli alunni stranieri ai fini della formazione delle classi prime della scuola elementare e media. Un provvedimento che tocca da vicino le realtà monfalconese che devono fare i conti con una popolazione immigrata del 13%. Si soppesano pro e contro, snocciolando una molteplicità di fattori, di applicazione pratica, didattici, sociali e familiari. Compresi gli aspetti legati ai livelli di conoscenza e competenza della lingua italiana. Un problema reso più complesso anche dalla presenza di diverse etnie. Con ciò tenendo conto che per la Gelmini non è considerato ”straniero” chi è nato in Italia, pur da genitori non italiani. Tra gli altri fattori c’è la ”storia scolastica” dell’alunno straniero nell’ambito del sistema italiano. E se dalle realtà scolastiche arrivano segnali di interesse, dai sindacati giunge invece la bocciatura.
LE SCUOLE. Il Circolo didattico Duca d’Aosta vanta una lunga esperienza in fatto di integrazione, a fronte della quale ha messo in campo il progetto ”Glicine”, di supporto alla conoscenza della lingua italiana e ad altre attività di apprendimento. La presenza complessiva degli stranieri si attesta sull’ordine del 20%. Il Circolo didattico è alle prese con forti concentrazioni, in primis, alla elementare di via Duca d’Aosta, in virtù della stessa residenza delle famiglie in centro. La dirigente Maria Raciti, lo aveva del resto già osservato, al momento del suo insediamento, quest’anno: «Si tratta di ”spalmare” sul territorio la presenza degli alunni stranieri evitando di appesantire una sola istituzione scolastica. Si innescano più dinamiche, non solo discriminanti, ma anche pratiche. Ci sono poi questioni di ordine sociale secondo le quali laddove si iscrivono solo immigrati, le famiglie autoctone tendono a non essere propense a iscrivere i propri figli. Fatti salvi gli opportuni approfondimenti, in linea di massima il concetto è valido. Tuttavia il tetto del 30% va rapportato al numero delle domande complessive di iscrizione nel contesto cittadino, valutando l’eventuale applicazione del provvedimento in termini interistituzionali». Numeri evidenti anche al Comprensivo Giacich, che, a fronte di una presenza complessiva di stranieri quantificabile attorno al 20%, ha fatto da ”apripista” in città in fatto di integrazione. Al Comprensivo Randaccio la concentrazione di stranieri non supera il 6%. Su 784 alunni, 48 sono immigrati: 35 stranieri alla media su 414 iscritti, 8 su 274 alla elementare, 5 su 76 alla materna. La dirigente scolastica Alessandra Conte Romani valuta con attenzione il principio della distribuzione della popolazione scolastica straniera, funzionale all’inclusione degli alunni: «Bisogna favorire un processo di dialogo. È una questione di necessari e congrui equilibri. È importante garantire realtà armonicamente inserite, mantenendo comunque l’aggregazione tra connazionali. Il principio è fare in modo che gli stranieri si armonizzino nelle classi. In parallelo si lavora sull’apprendimento della lingua italiana». La Conte Romani tiene conto di innumerevoli aspetti, tra i quali l’importanza di una cultura di valutazione dovendo gestire più etnie e diversi livelli di conoscenza della lingua italiana: «Per quanto riguarda la nostra situazione, la presenza di stranieri è ben distribuita, al di sotto del 30%». L’integrazione resta una realtà consolidata. Alcuni esempi: un bambino bengalese, approdato alla scuola media, accompagnando la madre, ha provveduto a iscrivere il fratellino minore alla materna. Funziona, inoltre, il sistema del ”tutor”, bambini già ”svezzati” alla lingua italiana che si ”prendono carico”, a fronte di specifici crediti scolastici, del compagno in difficoltà.
I SINDACATI. Forti perplessità dai sindacati che puntano sulla necessità di un intervento strutturale in favore dell’integrazione, attraverso il potenziamento delle risorse economiche, del personale docente e con validi progetti territoriali. «In controtendenza con quanto invece sta accadendo a fronte di consistenti tagli – osserva Dario Cauzer, della segreteria Cisl-Scuola di Gorizia -. Non si riescono a pagare neppure i supplenti. Abbiamo numerose vertenze aperte con il ministero». Mino Malfi, della Cgil-Scuola, evidenzia: «È una misura sbagliata, un approccio errato, non potrà che determinare esclusione». Il sindacalista considera altri aspetti: «Gli spostamenti da una sede scolastica all’altra porranno il problema dei trasporti, oltre ad allontanare l’alunno dalla propria zona di residenza».

ISCRIZIONI 
Torna il rischio liste d’attesa per materne ed elementari  
Sempre contati i posti disponibili Reso noto il calendario dell’iniziativa ”Scuole aperte”
  
 
Posti nuovamente contati alle scuole materne comunali. Secondo i dati forniti dal Comune alle dirigenti degli istituti locali, infatti, fermo restando i dati previsti per l’anno scolastico 2009-2010, non sarà possibile accogliere i bambini con meno di tre anni (compiuti entro dicembre 2007). E lo stesso problema di posti insufficienti si verificherà alle elementari. A parlare infatti sono i dati forniti dall’amministrazione: nel 2009-2010 nelle scuole dell’infanzia saranno disponibili 219 posti (compresa la scuola di via Romana e calcolando al limite di capienza massima), ma i bambini in entrata saranno potenzialmente 278: 247 i piccoli nati dal primo gennaio al 31 dicembre 2007, 20 nati a gennaio 2008, e 11 a febbraio 2008. Non tutti questi bambini è detto che si iscriveranno alle scuole cittadine, visto che ci sono sempre cambiamenti di residenza o altre scelte familiari da considerare.
Ma certamente anche un dato ”di massima” come questo indica che gli spazi per i bambini sono sempre più ridotti. E lo sono anche nelle scuole elementari: secondo le previsioni, infatti, a fine anno scolastico 2009/2010 usciranno complessivamente 203 alunni e ne verranno accolti i 219 in uscita delle scuole dell’infanzia.
Impossibile dunque prevedere di spostare delle sezioni di scuola dell’infanzia in qualche secondaria. Liste di attesa in arrivo, dunque? Lo si saprà quando apriranno i termini per le iscrizioni, fissati dall’8 al 27 febbraio (termine valido anche per le iscrizioni alle elementari e alle medie). Nel frattempo, il Comune ha messo in campo anche il calendario dell’inizitiva Scuole Aperte, gli incontri in cui i genitori potranno visitare le strutture degli istituti per effettuare una scelta consapevole. Per le scuole di via Cellottini, via Gramsci e via Tartini l’appuntamento è il 25 gennaio e l’8 febbraio dalle 16 alle 18. Per la primaria Sauro e Toti gli incontri sono rispettivamente il 26 e 23 gennaio (dalle 16,30 alle 18,30 e dalle 10,30 in poi). Per la scuola media Giacich invece sarà dalle 17,30 alle 18,30 il giorno 27. Passando alla Duca d’Aosta, gli appuntamenti sono il 27 dalle 16,30 alle 18,30 per via della Poma, via I maggio e le sezioni staccate, mentre per le primarie Duca d’Aosta e Battisti ci sarà un calendario più elaborato: per la prima viene organizzato un incontro informativo dalle 17 alle 19 il giorno 26, seguito da una visita della scuola il 28 gennaio dalle 14,30 alle 15,30. Per la seconda, l’incontro informativo è fissato il 27 dalle 17 alle 19, la visita il giorno 30 dalle 11 alle 12. Per la Randaccio sono tre gli eventi in programma: il 25 con la scuola Collodi (dalle 17,30), il 20 con la Largo Isonzo, e il 13 con la secondaria. Chiude l’elenco la scuola paritaria di via Roma con appuntamenti il 26 gennaio, (dalle 10 alle 11,30 e dalle 16 alle 17) e il 6 febbraio (dalle 10 alle 11,30). (e.o.)

Messaggero Veneto, 12 gennaio 2010 
 
Disagi in vista per il limite agli studenti stranieri  
L’assessore Altran: una decisione intempestiva, il tetto del 30% ci costringerà a riformulare gli organici delle classi
 
 
MONFALCONE. Quale sarà il riflesso del provvedimento del Ministero dell’Istruzione, che fissa il tetto per classe degli studenti non italiani al 30%, sulla popolazione scolastica, ma soprattutto sull’attività scolastica di Monfalcone?
La domanda è d’obbligo visto che la decisione è stata presa a pochi giorni dall’inizio delle iscrizioni scolastiche e che Monfalcone è la città più multietnica della provincia di Gorizia, multietnicità che si riflette inevitabilmente sulla scuola.
Basta valutare i dati forniti dall’Osservatorio provinciale delle Politiche sociali. La popolazione scolastica di origine straniera nella Provincia di Gorizia conta 1.498 ragazzi, praticamente il doppio rispetto all’anno scolastico 2003-2004 quando gli alunni stranieri erano 712. Di questi, il 33%, pari a 503 ragazzi, frequenta le scuole di Monfalcone, dove si trovano anche gli istituti con il maggior numero di presenze di ragazzi stranieri: istituto comprensivo Giacich (150), circolo didattico Duca d’Aosta (147), Istituto professionale (144).
Gli studenti che frequentano l’istituto Giacich si collocano in maniera pressoché omogenea nei cinque gradi scolastici: 51 alla scuola d’infanzia, 40 alla scuola primaria, 59 alla scuola secondaria.
La nazionalità maggioremente rappresentata è quella del Bangladesh (40), seguita da Macedonia (24) e Bosnia-Erzegovina (11). Il 67% degli studenti stranieri, pari a 1.003 ragazzi, proviene da nazioni appartenenti al continente europeo. L’Asia è al secondo posto con il 17% degli alunni (278 studenti) a cui segue l’11% di studenti provenienti dal continente africano (149).
In particolare, poi, la nazione con il maggior numero di studenti è la Bosnia Erzegovina (195) seguita dal Bangladesh, che a Monfalcone, dall’anno scolastico 2006/2007 all’anno scolastico 2008/2009, ha visto praticamente raddoppiare gli iscritti, passati da 96 a 176.
Un dato specifico dà l’idea della multi etnicità delle classi monfaconesi: nella quinta A della scuola elementare Duca d’Aosta su 22 bambini presenti, solo due sono bisiachi. Ben 11, cioè esattamente la metà, provengono da altri Paesi: Bangladesh, Serbia, Bosnia, Marocco, Macedonia, Croazia e Romania. Gli altri sono napoletani e siciliani.
Una situazione che si ritrova poi nelle scuole superiori, in particolare quelle professionali, dove, come da tempo spiega il preside Salvatore Simoncini, non ci sono insegnanti per le lingue straniere, il 40% di studenti appartiene alla popolazione straniera, ci sono classi con 27 persone e insegnanti in numero risicato.
Perplessa l’assessore all’istruzione di Monfalcone, Silvia Altran. “Quello del tetto del 30% è un numero sparato a caso. Un tetto assolutamente relativo visto che ci sono studenti non italiani che l’italiano lo conoscono molto bene e che dipende dal numero di studenti che ci sono in una classe. É grave però, perché stiamo vivendo una forte situazione di disagio: classi di 28, 30 studenti creano difficoltà perché il livello di apprendimento dei ragazzi è diverso e serve un elevato grado di attenzione e diversificazione nell’insegnamento. Non è facile seguire trenta ragazzi: io – spiega Altran, basandosi sulla sua esperienza di insegnante – cerco di tarare la mia perfomance sulla media, ma ci sono quelli più “bravi” che hanno bisogno di attenzione perché altrimenti vengono bloccati, ma anche quelli che sono meno bravi che hanno bisogno di maggior esercizio e quindi di tempo a loro dedicato. Se la classe è di 20 persone si può lavorare in modo diversificato, ma se sono 30 c’è un terzo di possibilità”.
L’assessore evidenzia poi come sia grave che la decisione sia arrivata a ridosso delle iscrizioni, obbligando le scuole a riformulare gli organici.
Il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, ha affermato che gli studenti stranieri che saranno in sovrannumero nelle classi (oltre il tetto del 30%) potranno essere trasferiti da una struttura scolastica all’altra, ma ha detto che i problemi saranno minimi e gli spostamenti saranno brevi. “Resta il problema che gli spostamenti ci saranno e potranno creare disagi e problemi alle famiglie e agli enti locali. Questa del tetto degli studenti stranieri è una sparata , uno slogan – conclude Altran – che prevede delle cose senza offrire la possibilità di risolvere i problemi”.
Cristina Visintini

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Il Manifesto, 15 maggio 2008

L'altra Monfalcone scende in piazza
Carta n.21, 6 giugno 2008

Fincantieri, muore operaio,
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Il caso Fincantieri:
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l'emergenza casa.

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