Il Piccolo, 23 gennaio 2010
 
POPOLAZIONE ITALIANI PIÙ BENESTANTI E MENO PROLIFICI 
Assegni di maternità, il 62% del budget va alle famiglie degli extracomunitari

È maschio, giovane, sotto i quarant’anni, sposato con una connazionale, ha dei bambini, vive in un appartamento preso in affitto e può contare su uno stipendio medio-basso. È questa la fotografia dello straniero-tipo a Monfalcone in una popolazione che sfiora ormai il 15% del totale. Una presenza importante, che in alcune scuole aumenta fino al 20%, consolidatasi nel giro di una ventina d’anni. Oggi Monfalcone si attesta tra le città della regione in cui la popolazione straniera è più numerosa. Significativo il paragone con la città ”gemella” Montebelluna, non a caso presa a paragone dal Comune, viste le caratteristiche analoghe, quando alcuni anni fa si trattò di avviare la raccolta di rifiuti porta a porta. A fronte di una popolazione equivalente attorno ai 28mila abitanti, nella città veneta gli stranieri sono il 12% circa, soprattutto nordafricani, mentre qui sono gli asiatici a farla da padroni.
Una presenza che incide non poco sui servizi e sulle casse comunali, in termini di sportelli, mediazione linguistica e culturale, contributi, organizzazione sanitaria e programmi scolastici. Ma quale è il peso reale di questa popolazione sui conti del Comune? «Nei termini in cui le caratteristiche stesse della popolazione straniera – afferma l’assessore ai Servizi sociali, Cristiana Morsolin – incide su alcuni settori: più nella contribuzione taglia-affitti, ad esempio. A livello zero nell’assistenza domiciliare». Per quanto riguarda gli affitti da abbattere, agli extracomunitari va il 30% delle risorse complessive, agli italiani e agli stranieri comunitari il resto. È logico che sia così, visto che sono soprattutto gli extracomunitari a ricorrere al mercato degli affitti. Significativo anche il dato relativo agli assegni di maternità («per i quali il Comune è solo ente erogatore, visto che i soldi arrivano dallo Stato», precisa la Morsolin): su 93 destinatari complessivi, gli extracomunitari sono 58 e a loro va il 62% delle risorse. Un dato che deve far riflettere: sono soprattutto gli asiatici a mettere al mondo figli pur potendo contare su un reddito modesto. Agli stranieri extracomunitari va inoltre il 25% del budget relativo agli aiuti economici agli indigenti: 55 extracomunitari beneficiati contro 163 tra italiani e comunitari. Pari praticamente a zero, invece, la presenza straniera negli altri interventi di sostegno del Comune: contributi economici per i senza lavoro, fondi di assistenza, aiuti agli anziani e alle categorie più deboli, assistenza domiciliare. «Sull’entità degli interventi a favore degli stranieri ci sono leggende metropolitane da sfatare – ricorda l’assessore Morsolin -. Di recente si era sparsa la voce in città che gli stranieri possono beneficiare di 80 euro per schede telefoniche o di una diaria di 30 euro al giorno. Non è vero: la prima è una bufala, la seconda esiste ma spetta solo ai rifugiati. E qui non ne abbiamo». (fa. ma.)

POPOLAZIONE CON TRASFERTISTI E IMMIGRATI LE PRESENZE SONO 35MILA 
Abitanti, Monfalcone ha raggiunto Gorizia

Monfalcone sta superando Gorizia per numero di abitanti reali. Se il capoluogo isontino viaggia attorno alle 35mila anime, Monfalcone di fatto questo tetto lo ha già superato grazie agli stranieri che sono ormai più di 4000 ma soprattutto agli immigrati italiani dell’ultima generazione, per la maggior parte trasfertisti del cantiere navale, la maggior parte dei quali non figurano tra i residenti ma a Monfalcone hanno soltanto il domicilio.
Per diventare la quarta città della regione per numero di abitanti, dunque, Monfalcone non ha nemmeno bisogno della fusione con Ronchi e Staranzano. Di fatto questo traguardo l’ha già raggiunto, come peraltro emerge anche dalle utenze dell’acqua e del metano. Ma proprio questo dato nasconde un problema serio, messo in evidenza di recente anche dal sindaco Pizzolitto. Se di fatto gli abitanti reali superano i 35mila, il ”peso” della città e la sua capacità di attrazione di contributi – siano questi statali, regionali o di altro genere – è di un centro di dimensioni ben più ridotte, quelle ufficiali appunto, a fronte di servizi da garantire ai cittadini di ben altra portata.
L’assistenza sanitaria, a esempio. Non è un caso se il Punto nascita dell’ospedale di San Polo garantisce oltre seicento parti l’anno mentre a Gorizia non si superano i 350. Il 20% delle nascite a Monfalcone infatti riguarda famiglie straniere, per la maggior parte bengalesi e ciò ha costretto la struttura sanitaria ad adeguarsi a costumi, tradizioni e stili di vita ben diversi dai nostri. Eppure c’è stato il rischio, non ancora del tutto fugato, di veder chiudere il reparto.
E la scuola? Ci sono classi della elementare Duca d’Aosta o della media Giacich in cui gli studenti bisiachi sono due o tre. Tutti gli altri figli di stranieri o comunque di immigrati. Ma la scuola monfalconese continua a essere trattata da figliastra in ambito isontino, con presidi a scavalco, taglio di cattedre e crediti mai onorati.
Oneri senza onori, visto che l’economia isontina si sostiene per il 50% con quanto garantito dallo stabilimento della Fincantieri. (fa.ma.)

LA POPOLAZIONE A QUOTA 28.043
Gli stranieri in città saliti al 14,6% 
L’aumento in 12 mesi è stato dell’11,5%. Uno su tre proviene dal Bangladesh

di LAURA BLASICH

Monfalcone rimane stabile sotto il profilo demografico quanto a numeri, ma non a composizione. La città a fine 2009 si ritrova con 28.043 residenti ufficiali, cioé iscritti all’anagrafe, contro i 28.035 di un anno prima, ma ancora più “straniera”. Al 31 dicembre gli immigrati, comunitari ed extracomunitari, abitanti a Monfalcone sono risultati 4096, pari al 14,61% del totale della popolazione, con un ulteriore incremento dell’11,5% rispetto la fine del 2008, quando gli stranieri erano 3673, pari al 13% dei residenti. Oltre un terzo degli stranieri (1.437 per la precisione, il 5,12% del totale dei residenti in città) parla bengalese, un altro quarto arriva dall’ex Jugoslavia, ma a Monfalcone sono presenti cittadini di 74 nazionalità diverse, che vanno dagli Stati Uniti all’Iran, dall’Islanda alla Cambogia. Se, almeno stando ai dati dell’anagrafe, il numero di residenti è più o meno sempre quello e gli stranieri aumentano, di fatto significa che gli italiani stanno abbandonando Monfalcone, a iniziare dal centro, spostandosi nei paesi limitrofi. Le dinamiche dell’aumento della presenza di cittadini originaria dei Paesi dell’Ue o extracomunitari nella città dei cantieri, primo polo di attrazione dell’immigrazione finora, nel corso del 2009 si sono però in parte modificate. La crisi economica già nel 2008 ha iniziato a colpire duramente il settore dell’edilizia, ora in pratica quasi fermo, in cui sono impiegati lavoratori provenienti dall’ex Jugoslavia e dall’Albania. Il “buco produttivo” creatosi nello stabilimento Fincantieri di Monfalcone per il mancato arrivo di nuove commesse in tempo utile per agganciarle al portafoglio ordini esistente sta creando ripercussioni sull’appalto, che non parla solo bangladese, anzi. Molti lavoratori croati sono presenti nella fase di preffabricazione e costruzione a terra, aree in cui lo scarico di lavoro si sta già facendo sentire. Rispetto al 31 ottobre del 2009 i numeri degli immigrati dai Paesi dell’ex Jugoslavia sono quindi in calo, anche se per ora ancora molto contenuto, ma che potrebbe comunque indicare il trend dei flussi migratori per i prossimi mesi. A fine ottobre i croati erano 406, ma a fine dicembre erano scesi a 401, i macedoni erano 373 passati poi a 370, i serbi erano 177 ora sono 175. Le comunità bosniache e romena sembrano invece sostanzialmente stabili rispettivamente con 333 e 370 componenti, come quella albanese che conta 139 appartenenti. La comunità più consistente rimane comunque appunto sempre quella del Bangladesh con 1437 componenti, aumentati ancora rispetto fine ottobre, quand’erano 1420. In questi ultimi mesi l’incremento non sembra comunque più dettato soprattutto dal lavoro, come negli anni passati (anche se i maschi sono 924 contro 513 femmine), ma da nuove nascite, che da sole comunque non sono responsabili dell’ulteriore ampliamento della comuntià originaria del Bangladesh nel corso dell’intero 2009. Si tratta di 172 appartenenti in più rispetto il 31 dicembre 2008 a confermare come, nonostante la crisi, Monfalcone abbia fatto ancora “attrazione” e la comunità del Bangladesh si sia radicata, fronteggiando le difficoltà lavorative del capofamiglia grazie agli aiuti economici pubblici e a legami di solidarietà interni alla comunità stessa. I cittadini ucraini in città sono 102 di cui 75 donne, i moldavi 56 di cui 41 donne, i polacchi 31 di cui 26 donne. A fare le badanti, la cui emersione dal lavoro nero è stata favorita dai contributi del Fondo per l’autonomia possibile, in città ci sono però sempre anche donne provenienti dall’Istria croata, che spesso non prendono la residenza a Monfalcone.

Messaggero Venetoo, 23 gennaio 2010
 
Monfalcone. Il sindaco Pizzolitto: «Se arriviamo ad avere un abitante su cinque non italiano la città rischia di non riuscire a garantire l’accoglienza adeguata» 
Cresce la presenza degli stranieri e si avvicina la soglia critica
 
 
MONFALCONE. È arrivata ormai al 14,61% la percentuale degli stranieri residenti: al 31 dicembre 2009 gli abitanti provenienti da fuori Italia risultavano infatti essere 4.096 su una popolazione totale di 28.043 persone A fine ottobre gli stranieri risultavano essere 4.058 pari al 14,48%, ma in due mesi sono saliti di numero, fino appunto a superare il 14,6%, percentuale che si avvicina a quel 20% indicato più volte dal sindaco Gianfranco Pizzolitto, come soglia in cui si potrebbero iniziare ad avere difficoltà nel creare contesti di accoglienza. In occasione della presentazione del Piano provinciale dell’immigrazione, il sindaco ha anche affermato come non sia possibile «superare la soglia del 20%, perché la città non lo sosterrebbe: verrebbe messa a rischio la capacità di garantire una buona accoglienza, attraverso quella variegata rete di servizi che rendono Monfalcone un luogo aperto, un contesto amico. Io lavoro in nome dell’accoglienza e dell’accettazione delle diversità, ma bisogna anche fare i conti con alcune problematiche che, nel nostro territorio, esistono». Una situazione che chiede quindi riflessioni e interventi, soprattutto a fronte dell’esistenza di nuove povertà ed emergenze sociali, create dalla crisi economica e del lavoro. Tra le 74 comunità straniere presenti all’anagrafe resta sempre più numerosa quella del Bangladesh, con 1.437 abitanti pari al 5,12% dove gli uomini sono nettamente prevalenti sul numero della donne (513 donne e 924 maschi). Ciò perché sono gli uomini a raggiungere per primi l’Italia, per motivi di lavoro. In particolare a Monfalcone trovano lavoro nella ditte private in appalto al cantiere navale. Le donne e i bambini seguono in tempi successivi, con i ricongiungimenti familiari, dopo che il capofamiglia ha trovato una sistemazione. Resta alta anche la comunità dei paesi dell’ex Jugoslavia che rappresenta il 4,56% degli stranieri, formata da croati (401, di cui 96 donne, 305 maschi), macedoni (370, di cui 134 donne e 236 uomini), bosniaci (333, di cui 107 donne e 226 uomini), serbi (175 di cui 76 donne e 99 uomini). Alta anche la percentuale romeni: 370, pari all’1,32% (182 donne, 188 uomini). In genere sono più numerosi gli uomini (in totale 2.454) rispetto alle 1,462 donne, tranne che per le comunità provenienti da Albania, Ucraina, Moldavia, Polonia, Russia: Albania 72 donne, 67 uomini; Ucraina 75 donne, 27 uomini; Moldavia 41 donne, 15 uomini; Polonia 26 donne, 5 uomini; Russia 13 donne, 2 uomini. Anche in questo caso il motivo è da ricercare nel lavoro. Molte sono infatti le donne dell’Est che lavorano come badanti, soprattutto per l’assistenza di anziani e non autosufficienti ma non mancano le giovani che lavorano in locali pubblici. (cr.vi.)